Page 17 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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Atti del Congresso internAzionAle 17
e gli ha detto: quello è l’uomo che comanderà la marcia su Parigi.
I piani comportano un aspetto organizzativo estremamente complesso, legato
alla natura degli eserciti e delle comunicazioni dell’epoca. Gli eserciti sono com-
posti essenzialmente di riservisti, e per richiamarli occorrono diversi giorni – in
paesi arretrati e immensi come la Russia o l’Austria-Ungheria, intere settimane.
Mobilitare milioni di riservisti, metterli in divisa, armarli, ricomporre i reparti e
trasferirli in treno alla frontiera è un’operazione estremamente complessa, che
deve per forza essere pianificata in anticipo: il piano di mobilitazione tedesco
comporta il movimento di 11.000 treni! Ma gli orari ferroviari sono al servizio di
un’idea strategica: e l’idea strategica elaborata dallo stato maggiore e perfezionata
in tanti anni di studio è il famoso piano Schlieffen.
In sostanza i generali tedeschi danno per scontato che dovranno combattere
una guerra su due fronti, contro la Francia a occidente e contro la Russia a oriente;
e contando sulla lentezza della mobilitazione russa hanno deciso di lasciare sul
fronte orientale solo una delle loro otto armate, travolgendo la Francia con la mas-
sa delle altre. Ma analizzando la carta i militari si sono convinti che il modo più
efficace per dispiegare quella poderosa superiorità numerica consiste nel passare
attraverso il Belgio. Il Belgio è un paese neutrale, ma il compito dei generali è di
preparare il piano migliore per vincere la guerra, e non tocca a loro valutarne le
conseguenze politiche; a loro volta, però, i politici, che dovrebbero pensarci, sono
intimiditi dalla valutazione dei militari e non se la sentono di avanzare obiezioni.
Perciò, allo scoppio della guerra è già previsto che le truppe tedesche violeranno
la neutralità del Belgio.
Senonchè il Belgio gode di una garanzia, firmata settant’anni prima da tutte le
potenze europee, che si impegnano a rispettare la sua neutralità. Per l’Inghilterra,
affacciata sulla Manica, la neutralità del Belgio e dei suoi porti in caso di guerra
europea è una garanzia non negoziabile: l’Inghilterra non ha obblighi verso nes-
suno tranne il Belgio, e l’opinione pubblica inglese, che non si farebbe trascinare
in guerra per difendere la Serbia, è molto più sensibile a una minaccia così vicina
alle sue coste. L’attentato di Sarajevo non ha provocato troppa emozione in un
paese orgogliosamente isolazionista: dai verbali del gabinetto inglese risulta che
nelle quattro settimane successive i ministri non hanno mai discusso di politica
estera - ci sono ben altri problemi che assorbono la loro attenzione, in partico-
lare la gravissima crisi politica suscitata dal progetto di concedere l’autonomia
all’Irlanda, l’Home Rule. Sui giornali inglesi si scrive chiaramente che il paese
non vuole avere niente a che fare con “le guerre degli altri”, e che “tanto poco
Belgrado si preoccupa di Manchester, altrettanto poco Manchester si preoccupa
di Belgrado”.
Ma i militari inglesi e francesi mantengono da tempo relazioni amichevoli, e
sono abituati a pensare che la Germania sia il nemico comune. Già quattro anni
prima, nel 1910, il generale inglese Wilson, grande fautore di quella che si chiama