Page 15 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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Atti del Congresso internAzionAle                                    15



             francesi si preparano alla guerra. È quello che i politologi chiamano il paradosso
             della sicurezza: anche chi si arma solo per difendersi accresce la probabilità di una
             guerra, perché mentre crede di aumentare la sua sicurezza, i suoi vicini si sentono
             meno sicuri e sono spinti a loro volta a riarmarsi.
                Ma la corsa agli armamenti ha un’altra caratteristica che la rende pericolo-
             sissima: permette di prevedere l’evoluzione futura dei rapporti di forza. Oggi gli
             economisti cercano ogni anno, peraltro senza grande successo, di prevedere l’an-
             damento del PIL l’anno seguente. All’epoca si calcola l’effetto futuro dei provve-
             dimenti legislativi e degli investimenti militari a medio e lungo termine: in questo
             momento, per esempio, la flotta tedesca è la metà di quella inglese, ma fra dieci
             anni l’avrà raggiunta. Lesercito russo ha in corso grandi ammodernamenti, fra
             tre anni sarà forte quanto quello tedesco. A questo punto i militari, che fanno
             il loro mestiere, si chiedono: se ci dovesse essere una guerra, quale sarebbe il
             momento più vantaggioso per noi? Nel 1914 i tedeschi hanno l’impressione di
             essere al massimo del vantaggio, e che col passare del tempo i rapporti di forze
             peggioreranno. C’è la leva francese portata a tre anni, e nell’aprile 1914 scoppia
             una notizia-bomba: sono in corso trattative per un accordo navale fra Inghilterra e
             Russia. L’Inghilterra, che ha buoni rapporti con la Francia e diffida della Germa-
             nia ma non ha mai accettato alleanze vincolanti, si sta avvicinando più di prima ai
             nemici della Germania. A maggio il capo di stato maggiore dell’esercito tedesco,
             von Moltke, confida al suo omologo austriaco, Conrad: “Da questo momento ogni
             giorno di ritardo potrà solo diminuire le nostre probabilità di successo”. Il 1 giu-
             gno 1914 Moltke ribadisce: “Ora siamo pronti, e più presto è meglio è». Manca
             meno di un mese all’attentato di Sarajevo, che farà da catalizzatore a tutte queste
             tensioni.
                Eppure la marcia verso la guerra si basa sulla scommessa, da parte di tutti i go-
             verni, che essa possa essere evitata. Il 3 luglio si celebrano i funerali di Francesco
             Ferdinando; l’indomani, Francesco Giuseppe scrive al kaiser Guglielmo II, per
             chiedergli se non è d’accordo che la Serbia è un focolaio criminale e va punita,
             anche se la Russia la protegge. La richiesta cade su terreno favorevole: alla noti-
             zia dell’attentato di Sarajevo il kaiser aveva annotato: “Sarebbe veramente ora di
             far piazza pulita dei serbi”. Il 5 luglio Guglielmo risponde a Francesco Giuseppe
             e garantisce che se l’ultimatum alla Serbia provoca la guerra con la Russia, la
             Germania entrerà in guerra. Ma il kaiser assicura l’alleato che la Russia non avrà
             il coraggio di entrare in guerra: è la prima scommessa che accelera il cammino
             verso la guerra. Tutt’e due le guerre mondiali sono scoppiate non perchè qualcuno
             le volesse – non le voleva nessuno – ma perchè qualcuno ha fatto una scommessa
             sbagliata.
                Sulla base di questo che è stato chiamato “l’assegno in bianco”, l’Austria di-
             chiara guerra alla Serbia. L’entusiasmo è immenso. Sigmund Freud, che allora ha
             58 anni, confessa che per la prima volta in trent’anni si sente austriaco e pensa che
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