Page 16 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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16         la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



             l’Impero può avere un futuro: “tutta la mia libido è rivolta all’Austria-Ungheria”.
             L’attenzione spasmodica del mondo ora si rivolge a quello che deciderà la Russia,
             e qui si colloca un episodio emblematico di quest’Europa sospesa fra la moder-
             nità della democrazia parlamentare e l’arcaismo degli imperi dinastici: è la storia
             dei telegrammi di Nicky a Willy e di Willy a Nicky. Il 29 luglio lo zar scrive, in
             inglese!, al kaiser Guglielmo, appena tornato da una crociera estiva sul suo yacht:
             “Sono contento che tu sia tornato. Il momento è serio e ho bisogno del tuo aiuto.
             Una guerra ignobile è stata dichiarata contro un paese debole... In nome della no-
             stra vecchia amicizia ti prego di fare tutto quello che puoi per fermare i tuoi allea-
             ti”. Lo zar e il kaiser sono cugini acquisiti, la zarina è cugina prima di Guglielmo
             II. Anche il re d’Inghilterra, Giorgio V, è loro cugino, sono tutti nipoti della regina
             Vittoria, e fra loro si chiamano col diminutivo: Nicky, Willy, Georgie. Lo scambio
             di telegrammi fra lo zar e il kaiser continua per quattro giorni, fino al 1° agosto, il
             giorno in cui Willy dichiara guerra a Nicky.
                La dichiarazione di guerra è una prova della goffaggine diplomatica dei tede-
             schi. In Germania tutti pensano che la Russia sia l’aggressore, giacchè è lo zar che
             sta per dichiarare guerra all’Austria: la Germania si sta solo difendendo, il che
             spiega il grande entusiasmo popolare che accompagna la dichiarazione di guerra e
             la tenacia con cui i tedeschi combatteranno per quattro anni in quella che vedono
             davvero come una lotta darwiniana per l’esistenza. Ma non appena si convince
             che la Russia si prepara ad attaccare, la Germania attacca per prima, perchè sa
             di essere un paese più moderno, più veloce, più efficiente, e vuole approfittare di
             questo vantaggio: e pazienza se dichiarando guerra per prima, sarà la Germania ad
             apparire agli occhi del mondo come l’aggressore.
                Anche fra i diretti responsabili della guerra non mancano cupe premonizioni.
             Il generale von Moltke confida al cancelliere Bethmann-Hollweg: la Russia si è
             schierata a fianco di un paese criminale, un covo di terroristi, e così per colpa loro
             “incomincerà lo sbranamento reciproco degli Stati civili europei... una guerra che
             annienterà la civiltà di quasi tutta Europa per decenni”. Però bisogna comunque
             farla, questa guerra, perchè non ci si può tirare indietro e perdere la faccia! Questo
             è un aspetto decisivo, e funesto, del confronto politico: ognuno spera che l’altro
             si tiri indietro, ma non è disposto a farlo per primo. A suo modo, è un calcolo ra-
             zionale: se credono che noi bluffiamo, non avranno più paura di noi e noi ci trove-
             remo indeboliti, perciò non possiamo permetterci di mostrarci deboli. Il risultato,
             però, sarà tragico.
                L’ultimo fattore che contribuisce a precipitare lo scoppio della guerra, è che gli
             stati maggiori hanno dei piani troppo perfetti. L’ultima grande guerra in Europa
             risale al 1870, e da allora i militari hanno avuto troppo tempo per perfezionare i
             loro piani, aggiornandoli ogni anno, in modo tale da poterli mettere in esecuzio-
             ne anche senza preavviso. Tutto è già deciso nei minimi dettagli. Nel novembre
             1913, a un ricevimento a Berlino, il kaiser ha indicato al re del Belgio un generale
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