Page 14 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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14         la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



             Italia il fascino della Germania è molto sentito, nessuno crede troppo alla sua di-
             sponibilità a fare la guerra per difendere l’Austria. La Germania, però, se l’Austria
             fosse attaccata dalla Russia non potrebbe non intervenire.
                Ma in gioco non c’è solo la Russia, perché anche la Russia ha un’alleanza:
             dal 1892 ha un patto con la Francia. È un’alleanza innaturale, l’Impero ortodosso
             e assolutista con la Repubblica radicale e anticlericale, ma tutto si spiega se si
             guarda la carta geografica: all’epoca non esistono la Polonia, la Repubblica Ceca,
             la Slovacchia, l’Ucraina, gli stati baltici – la Germania confina direttamente con
             la Russia da una parte, con la Francia dall’altra. E dunque se l’Austria dichiara
             guerra alla Serbia, è inevitabile che le altre grandi potenze europee siano trascina-
             te nella guerra una dopo l’altra.
                Eppure nell’Europa del 1914 la guerra sembra così lontana! Il mondo sta spe-
             rimentando una crescita tumultuosa dopo la depressione degli anni 1870-1890, e
             si può addirittura parlare di una globalizzazione avanti lettera: le economie sono
             sempre più interdipendenti, le monete sono allineate, in tutto il continente si circo-
             la liberamente senza passaporto – tranne in Russia, dove le frontiere sono sempre
             state prese molto sul serio. Ma questa è anche l’epoca dello stato nazionale al mas-
             simo del suo orgoglio, e della lotta per l’esistenza, frase fatta della vulgata darwi-
             niana di cui tutti sono persuasi: la natura prevede la sopravvivenza del più forte.
             Dunque bisogna essere forti: tutti gli stati mantengono forze armate poderose, e
             chi spende gran parte del budget nazionale per l’esercito e la flotta, non esclude di
             doverli impiegare. Nel 1911 il generale tedesco von Bernhardi pubblica un libro
             che s’intitola La Germania e la prossima guerra: della prossima guerra, dunque,
             si parla tranquillamente, come se fosse una cosa ovvia; i titoli dei capitoli del li-
             bro di von Bernhardi sono una summa delle idee che circolano in certi ambienti,
             tedeschi ma non solo: “Il diritto di fare la guerra”, “Il dovere di fare la guerra”,
             “Dominare il mondo o perire”.
                In verità, non tutti la pensano così. C’è anche chi ha capito che la forza militare
             fornisce una protezione illusoria, che la guerra non paga e anzi è rovinosa per tutti,
             anche per il vincitore: nel 1910 esce La grande illusione, di Norman Angell, la cui
             tesi è proprio questa, e molti politici lo leggono e si convincono che in effetti la
             guerra sarebbe una catastrofe. Il paradosso del 1914 è questo: politici consapevoli
             che la guerra avrebbe conseguenze terribili, alla guida però di Paesi armati fino ai
             denti, con militari il cui mestiere è di chiedersi: se succederà, noi cosa dobbiamo
             fare? Il dovere dei militari è di essere pronti. E siccome ognuno ha paura dei suoi
             vicini e ne scruta le forze con preoccupazione, in tutti i Paesi i militari premono
             per il riarmo, e i politici cedono. Gli anni che precedono il 1914 non sono solo
             anni di crescita economica: sono anni di riarmo, perché tutti si sentono insicuri
             e vogliono essere più forti. Nell’agosto 1913, la Francia preoccupata per il suo
             declino demografico di fronte al gigante tedesco vota la legge che innalza il ser-
             vizio di leva a tre anni. La reazione tedesca, ovviamente, è di concluderne che i
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