Page 35 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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I SeSSIone - l’ItalIa dIplomatIca                                    35



             il Patto di londra

             Prof. italo Garzia   1




                   el momento in cui tra la fine di giugno e gli inizi di agosto del 1914 si svilup-
             N pò quella dinamica che avrebbe portato a un confronto che si immaginava
             limitato al solo Impero austroungarico e alla Serbia per un conflitto generalizzato,
             l’Italia assunse una posizione sostanzialmente cauta, chiarendo tuttavia che l’ul-
             timatum rivolto da Vienna a Belgrado dopo l’assassinio dell’erede al trono della
             Duplice Monarchia Francesco Ferdinando escludeva gli obblighi previsti dall’al-
             leanza da essa sottoscritta nel 1882 con gli Imperi Centrali: la Triplice Alleanza
             aveva infatti un carattere puramente difensivo, una condizione che di certo non
             prefigurava la situazione venutasi a creare in quel momento in Europa. Entro que-
             sto quadro caratterizzato da un’estrema prudenza, nulla venne tuttavia escluso per
             ciò che riguardava il futuro: si mise in conto, anche se per un brevissimo lasso di
             tempo, un eventuale intervento in guerra al fianco di Vienna e Berlino, si contem-
             plò la possibilità di una neutralità “benevola” verso gli alleati, figurò infine anche
             la possibilità di sottoscrivere un accordo con le Potenze dell’Intesa, Francia, Gran
             Bretagna e Russia.
                Questa così ampia serie di possibili scelte fu determinata soprattutto da un pro-
             blema che Roma considerò assolutamente centrale nella crisi seguita all’eccidio
             di Sarajevo, e che determinò la sua decisione finale di scendere in campo contro
             le potenze che erano state sue alleate per più di un trentennio: il completamento
             dell’unità della Nazione, la conclusione di un processo che, attraverso il Risorgi-
             mento, aveva portato nel marzo del 1861 alla proclamazione del Regno d’Italia,
             ma che vedeva ancora vasti territori abitati da italiani soggetti all’Austria.
                Per ottenere il raggiungimento di un così importante obiettivo Roma poteva
             giocare, sul piano giuridico e diplomatico, una carta dal peso non irrilevante nei
             rapporti con Vienna, vale a dire quanto disposto dall’art. VII del trattato della Tri-
             plice che, come è noto, prevedeva congrui “compensi” a favore di quel Paese, tra
             Italia e Austria-Ungheria, che avesse visto compromesso “il mantenimento dello
             statu quo nella regione dei Balcani o delle coste ed isole ottomane nell’Adriatico
             e nel Mar Egeo”. Il trattato, così preciso nel definire le aree geografiche nelle qua-
             li l’equilibrio tra le Potenze doveva essere salvaguardato, non mostrava tuttavia
             uguale chiarezza nell’individuazione di dove i previsti compensi dovessero essere
             individuati.
                Ad interrogarsi su tale questione erano stati in molti; tra gli altri Giuseppe

             1   Professore ordinario di “Storia delle Relazioni Internazionali” presso la Facoltà di Scienze Poli-
                 tiche dell’Università degli Studi di Bari.
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