Page 37 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
P. 37
I SeSSIone - l’ItalIa dIplomatIca 37
sarebbe concluso. Insomma, una situazione di impasse, che anche le cattive con-
dizioni di salute del Ministro San Giuliano contribuirono a determinare.
Se i rapporti con Berlino e soprattutto con Vienna tesero progressivamente a
peggiorare fino a portare ad una definitiva rottura, quelli con le potenze dell’Intesa
registrarono con il trascorrere del tempo un significativo miglioramento. La cosa
non deve ovviamente stupire dato il differente quadro entro il quale si ponevano
i rapporti di Roma con quelli che erano ormai divenuti due blocchi di potenze
contrapposte sui campi di battaglia: da una parte Vienna avrebbe infatti dovuto in
un qualche modo pagare in prima persona la neutralità dell’Italia, rinunciare a ter-
ritori da molto tempo soggetti alla corona degli Asburgo, laddove Londra, Parigi e
Pietrogrado avrebbero potuto ottenere l’appoggio politico e sperabilmente anche
militare dell’Italia senza compiere alcun sacrificio che toccasse direttamente la
propria sfera di interesse.
Sul fronte dei rapporti con l’Intesa, già l’11 agosto del 1914 San Giuliano
aveva inviato alla nostra Ambasciata a Londra un telegramma con il quale, sotto-
lineando i “pericoli che potevano derivare all’Italia da un mutato assetto dell’equi-
librio territoriale nella penisola balcanica, nell’Adriatico, nel Mediterraneo ed in
genere in Europa”, aveva invitato l’ambasciatore Guglielmo Imperiali ad esporre
al Ministro degli Esteri britannico, sir Edward Grey, le condizioni sulla base del-
le quali Roma sarebbe stata in grado di affiancarsi all’Intesa nella guerra che la
opponeva agli Imperi Centrali. Questo progetto era stato poi ripreso il 25 settem-
bre successivo e messo definitivamente a punto il 4 ottobre, poco prima che San
Giuliano morisse. I primi due di questi progetti inviati da San Giuliano all’Am-
basciata di Londra avevano un carattere decisamente informale, di primissime
bozze destinate semplicemente a sondare in termini molto generali quali vantaggi
Roma avrebbe potuto ottenere qualora si fosse impegnata ad intervenire in guerra
al fianco dell’Intesa. Da essi traspariva innanzi tutto una forte preoccupazione di
carattere militare, il pericolo rappresentato per l’Italia dalla flotta austroungarica:
contro di essa, si prevedeva nel testo dell’11 agosto, “sin dal primo giorno della
nostra partecipazione alla guerra” si sarebbero dovute schierare, insieme a quella
italiana, la marina britannica e francese al fine di renderla del tutto inoffensiva
mentre, in quello successivo del 25 settembre, si immaginava addirittura un impe-
gno navale di Londra e Parigi nell’Adriatico prima ancora che l’Italia dichiarasse
guerra all’Austria-Ungheria.
Trascurando questioni di minore rilievo, San Giuliano chiedeva poi, già nel
primo dei suoi progetti, che il confine settentrionale del Paese fosse fissato “sino
al displuvio principale alpino”. Tale richiesta fu ribadita nel disegno successivo,
nel quale prevedeva anche che “dalla parte del mare il nostro confine arrivasse
come minimo sino al Quarnaro”. Da tutto ciò è facile comprendere come l’am-
piezza delle richieste italiane avesse subìto, rispetto al negoziato in atto con gli
Imperi Centrali, un netto cambiamento: ciò che infatti si chiedeva non erano più