Page 39 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             si è cercato di mettere in evidenza, una situazione ancora abbastanza fluida: il
             suo predecessore alla Consulta non aveva rotto i ponti con gli Imperi Centrali ed
             aveva avviato con l’Intesa quello che non poteva ancora essere definito un vero
             e proprio negoziato, ma piuttosto uno semplice scambio di idee. Anche l’atteg-
             giamento di Londra, dove il dialogo con i futuri alleati si era ormai concentrato,
             era stato sostanzialmente interlocutorio, pur non mancando da parte britannica
             qualche invito all’Italia a muoversi con decisione: “Tutto sta - aveva fatto presente
             il segretario particolare di Grey, William Tyrrel, ad Imperiali - che scegliate bene
             il momento psicologico e non corriate per soverchia circospezione il pericolo di
             giungere troppo tardi nel qual caso la vostra collaborazione sarà ritenuta inutile e
             i benefizi saranno assai discutibili”.
                Una volta assunta la responsabilità del dicastero degli Esteri, Sonnino impres-
             se senza dubbio una maggiore dinamicità all’azione diplomatica del Paese non
             attendendo, come aveva sostanzialmente fatto il suo predecessore, che divenissero
             meno fumose le previsioni su quale dei due schieramenti sarebbe stato in grado
             di sconfiggere militarmente l’avversario prima di scegliere da quale parte stare.
             Anche Sonnino, come prima di lui San Giuliano, non ruppe i ponti con Vienna e
             Berlino mantenendo aperto un negoziato che andò avanti, anche se con sempre
             minore convinzione, fino al febbraio del 1915; ma una volta resosi conto della
             strumentalità delle offerte che giungevano dagli Alleati, scelse con decisione la
             via del negoziato con Londra, Parigi e Pietrogrado. Su questo piano Sonnino do-
             vette ovviamente partire dal terzo progetto di telegrammone messo a punto da San
             Giuliano che trovò sulla propria scrivania una volta giunto alla Consulta insieme
             ad alcuni appunti di Salandra e del Segretario Generale del Ministero degli Esteri,
             Giacomo De Martino. Sulla base di tutti questi testi - e dopo che Sonnino ebbe
             espresso su di essi la propria opinione - si giunse infine ad elaborare una nuova
             versione del dispaccio da inviare ad Imperiali, che fu spedito a Londra il 16 feb-
             braio e che costituì la base della trattativa che portò, il 26 aprile successivo, alla
             firma del Patto di Londra.
                Rispetto ai progetti elaborati da San Giuliano, il testo inviato da ultimo a Lon-
             dra appariva decisamente più definito e preciso nel suo contenuto: ciò che in buo-
             na sostanza sopravvisse di rilevante fu la richiesta di portare sul Brennero il con-
             fine settentrionale italiano, la necessità di sottoscrivere una convenzione militare
             e una navale nel momento in cui Roma fosse intervenuta in guerra, il divieto di
             concludere una pace separata. Ma, quanto al resto, le novità erano numerose e,
             soprattutto, si muovevano in una prospettiva diversa rispetto a quella preceden-
             temente immaginata dal governo italiano: se infatti San Giuliano aveva avanzato
             rivendicazioni dal carattere “nazionale” che si muovevano entro uno scenario dai
             contorni ancora indefiniti, Sonnino cercò invece di coniugare gli interessi di Roma
             con le esigenze di una realtà internazionale destinata a subire certamente significa-
             tive modificazioni nel momento in cui il conflitto si fosse concluso.
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