Page 10 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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10 il 1917. l’anno della svolta
guerra» era diventata prevalente sulla «cultura della pace». Sulle modalità
attraverso le quali, nel giro di pochi giorni, il continente europeo era passato
dalla «pace armata» alla «guerra guerreggiata» è stato scritto molto, moltissimo,
anche per il gusto o il gioco, troppo spesso ideologicamente condizionato e
condizionante, di voler trovare ad ogni costo un solo colpevole al quale attribuire
la responsabilità totale della catastrofe.
Ma la verità è che – lo ha ben scritto Margaret Macmillan – «lo scoppio
della guerra, che nel 1914 colse alla sprovvista l’intero continente, era il
prodotto di una lunga storia» e «l’idea di un anteguerra sereno e spensierato è
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molto probabilmente una costruzione retrospettiva» . Circolavano, nelle classi
politiche dell’epoca e negli ambienti militari, sia la convinzione che il conflitto
sarebbe stato gestibile e di breve durata sia l’idea che, nel breve o medio periodo,
lo scontro militare avrebbe comportato effetti positivi e stabilizzanti soprattutto
per quelle potenze, a cominciare dagli imperi plurinazionali, che si trovavano in
stato di fibrillazione per le tensioni interne e le spinte centrifughe provocate dalle
rivendicazioni delle nazionalità.
Che il calcolo fosse errato si vide rapidamente e la Grande Guerra assunse ben
presto caratteristiche nuove rispetto ai conflitti tradizionali sviluppatisi nei secoli
precedenti quanto a durata nel tempo, estensione nello spazio, coinvolgimento
delle risorse umane e materiali, sviluppo poderoso della ricerca scientifica e
tecnologica per finalità belliche.
Segnò, la Grande Guerra, davvero la fine di un’epoca, quella passata alla
storia come Belle Epoque, fece calare il sipario su quello che il grande scrittore
austriaco Stefan Zweig avrebbe, poi, definito, in una celebre autobiografia dal
titolo nostalgicamente evocativo, Il mondo di ieri: un mondo, a suo parere,
assimilabile all’«età d’oro della sicurezza», quando, nella quasi millenaria
monarchia austriaca, ogni cosa «sembrava essere stata fondata per durare nel
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tempo e lo Stato stesso era il garante supremo di questa stabilità» . Che poi, nella
realtà, quel «mondo della sicurezza», fondato sul binomio pace e sicurezza, fosse
destinato, davanti all’impatto della Grande Guerra, a rivelarsi, come pure avrebbe
dovuto amaramente riconoscere lo stesso Zweig, «un castello di sogni» è un
altro discorso. Rimane il fatto che la Grande Guerra si sarebbe caratterizzata, per
usare un’espressione del celebre e dissacratorio giornalista e moralista viennese
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Karl Kraus, come «la tragedia dell’umanità» .
Nel 1917 tutto ciò, in Italia, tanto nell’esercito quanto nella società politica e
civile, stava diventando evidente. La guerra che avrebbe dovuto concludersi in
qualche mese si trascinava ormai da anni e, sia al fronte sia nel paese, malcontento
1 Margaret MacMillan, Come la luce si spense sul mondo di ieri, Rizzoli, Milano, 2013, p.19
2 Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, Newton Compton, Roma, 2013, p. 27
3 Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell’umanità, Adelphi, Milano, 1980