Page 14 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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14 il 1917. l’anno della svolta
chiedendo che venisse convocato un nuovo incontro, a Peschiera, al quale egli
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avrebbe partecipato di persona . Il sovrano italiano – il quale del convegno
avrebbe assunto la presidenza su proposta inglese ma anche perché era l’autorità
politica più elevata – si proponeva due obiettivi principali:1) conquistare la
fiducia degli alleati fornendo loro una informativa esatta della situazione militare
che egli riteneva di conoscere in dettaglio e di prima mano; 2) far accettare agli
alleati la sua proposta della linea di resistenza sul Piave.
Del convegno di Peschiera non esiste un verbale ufficiale e completo,
tuttavia ci sono diverse testimonianze giornalistiche, prima fra tutte quella
di Ugo Ojetti nelle Cose Viste, qualche notazione diaristica (penso a Vittorio
Emanuele Orlando, a Guglielmo Gatti, a Vittorio Solaro del Borgo), qualche
tentativo di ricostruzione (da Luigi Segato a Giovanni Artieri) e, soprattutto, un
resoconto stilato da Maurice Hankey, basato sul racconto che gliene fece uno
dei partecipanti, il generale Jan Smuts. Tale resoconto, pubblicato all’interno
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del volume dell’ambasciatore Luigi Aldrovandi Marescotti , è da considerarsi
attendibile, se non per altro, almeno per il fatto che esso venne sottoposto
all’attenzione di Sonnino e di Orlando, venne diramato per conoscenza a tutti
gli alti comandi militari e, inoltre, ancora, perché fu archiviato come documento
riservato fra le carte del Foreign Office e quelle del Quai d’Orsay.
Il giorno del convegno era particolarmente brutto con una pioggia gelida che
martellava la zona. A Peschiera nessuno era a conoscenza né dell’incontro né
tanto meno del fatto che vi avrebbe partecipato il Re. Era stato deciso di utilizzare
la fortezza, ma proprio per il freddo, l’umidità e la mancanza di un sistema di
riscaldamento adeguato, venne scelta per il convegno una stanza, riscaldata da
una stufa tirolese, al secondo piano di un altro edificio che fungeva da comando
di tappa di un battaglione. Vittorio Emanuele giunse in macchina accompagnato
dal primo aiutante di campo, il generale Arturo Cittadini, e dal ministro della
Real Casa Mattioli Pasqualini che indossava l’uniforme di capitano del genio.
Vittorio Emanuele III, visibilmente affaticato, indossava la mantella lunga grigio
verde, i gambali sovrapposti alle scarpe, l’uniforme da campagna. Un’ora prima
aveva incontrato Cadorna al Quartier Generale di Treviso e gli aveva chiesto le
dimissioni imposte sia dal corso degli avvenimenti sia dagli alleati.
Nella piccola sala del convegno – i militari erano rimasti fuori – presero posto
attorno al tavolo, oltre a Vittorio Emanuele III, Orlando, Sonnino e Bissolati
per l’Italia; Lloyd George e Smuts per la Gran Bretagna; Painlevé e Franklin-
Bouillon per la Francia. Vittorio Emanuele III cominciò a parlare, prima in
10 Vittorio Solaro Del Borgo, Pagine di guerra del Re soldato, cit., p. 73
11 Luigi Aldrovandi Marescotti, Guerra diplomatica. Ricordi e frammenti di diario, Mondadori,
Milano, 1936, pp. 176-18. Sul convegno di Peschiera e sulla storia di questo verbale cfr. Gio-
vanni Artieri, Il Re, i soldati e il generale che vinse, Cappelli, Bologna, 1952, pp. 41-51