Page 24 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             con la Francia, non sembra fosse identificato come anti-triplicista e dal diario
             del Conclave tenuto dall’arcivescovo di Vienna, Friedrich Gustav Piffl, si rileva
             che i quattro cardinali austro-ungarici e i due tedeschi presenti votarono costan-
             temente per lui.
                Benedetto XV aveva una comprensibile predilezione per l’Austria-Ungheria,
             non solo per il suo carattere di unica grande potenza cattolica, ma anche perché
             vedeva in essa l’argine ai nazionalismi che poi trionfarono. Il 20 aprile 1918, il
             Segretario di Stato Cardinale Pietro Gasparri, in uno dei suoi abituali colloqui
             con il rappresentante ufficioso del Governo italiano presso la Santa Sede, aveva
             espresso con grande lucidità i timori di quest’ultima per le conseguenze che il
             crollo dell’Impero avrebbe potuto comportare. Il diario del barone Carlo Monti
             riferisce che il Cardinale «non sa spiegarsi quale vantaggio potrà ritrarre l’Eu-
             ropa da questa distruzione dell’Impero austro-ungarico; secondo lui, non sarà
             che un accrescimento della potenza germanica. […] L’interesse vero, pertanto,
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             dell’Europa sarebbe di conservare, non distruggere l’Austria» . La profonda re-
             ligiosità dell’Imperatore Carlo I (IV come Re d’Ungheria), elevato poi agli onori
             degli altari, fu un ulteriore elemento a favore della simpatia del Papa. Tuttavia
             la Santa Sede, tenuta totalmente all’oscuro della proposta di pace avanzata nel
             marzo 1917 da Carlo attraverso il cognato Sisto di Borbone-Parma, non mancò
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             di rilevarne poi i limiti . Allo stesso tempo Benedetto XV, che aveva un fratello
             ammiraglio nella Regia Marina, amava profondamente il suo Paese.
                La prima presa di posizione del Papa sulla guerra, l’esortazione apostolica
             Ubi Primum dell’8 settembre 1914, richiamò esplicitamente quella del suo pre-
             decessore Pio X, mantenendosi su un piano strettamente religioso, con la tradi-
             zionale definizione della guerra come «flagello» con il quale Dio «fa giustizia dei
             peccati delle nazioni». Tale spiegazione della guerra come punizione divina per
             gli Stati che nei loro ordinamenti si erano allontananti dalle «norme e le pratiche
             della cristiana saggezza, le quali guarentivano esse sole la stabilità e la quiete
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             delle istituzioni»  fu poi ampiamente articolata nella prima enciclica Ad bea-
             tissimi Apostolorum Principis del 1° novembre, ove si invitava a trovare «altre
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             maniere» che non il ricorso alle armi per difendere «i lesi diritti» .
                Alcuni interventi del Papa nei primi mesi di conflitto richiamavano la catego-
             ria dello juxtum modum nel condurre la guerra. Su tali temi relativi allo juxtum
             modum, allo jus in bello direbbe il giurista, Benedetto XV ritornerà più volte e



             3  Cit. in SCOTTà, op. cit., vol. II, p. 298.
             4  PAOLINI, op. cit., pp. 145-47.
             5  In Insegnamenti pontifici, a cura dei MONACI DI SOLESMES, vol. V, la pace internaziona-
                le, parte prima, La guerra moderna, Paoline, Roma, 1958, pp. 89-92.
             6  Acta Apostolicae Sedis, Commentarium Officiale [AAS], a. VI, vol. VI, Roma 1914, pp.
                565-82; citazione dalla tr. it. in La guerra moderna, p. 96.
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