Page 26 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             ca britannica presso la Santa Sede, «una autorità spirituale non può mai essere
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             neutrale» . Analogamente il Journal Officiel francese scriverà il 16 agosto 1917
             che «quando si desiderava essere l’arbitro della pace nel mondo, era doveroso
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             prender partito tra il bene e il male» . Naturalmente ciascuno dei due fronti bel-
             ligeranti si identificava con il bene.
                Va ricordato altresì che l’art. 15 del patto di Londra recitava: «La Francia, la
             Gran Bretagna e la Russia appoggeranno l’opposizione dell’Italia contro qual-
             siasi proposta tendente a far partecipare un rappresentante della Santa Sede in
             qualunque negoziato per la pace e per il regolamento delle questioni sollevate
             dalla guerra attuale». Quando tale articolo divenne noto, poiché il 28 novembre
             1917 il governo bolscevico pubblicò il patto di Londra, la Santa Sede ne chiese la
             soppressione o la modifica, trovando benevolo ascolto nei governi di Bruxelles
             e di Londra, ma nulla si poté fare di fronte alla decisa opposizione dell’Italia .
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                Queste dunque erano le premesse per il fallimento di un tentativo papale di
             mediazione. Anche le iniziative strettamente religiose suscitarono reazioni ne-
             gative e accuse di parzialità. Le definizioni oltraggiose non si contarono: Bene-
             detto XV fu bollato come «Pape Boche» da Georges Clemenceau, «Pilate XV»
             da Leon Bloy, «Französisch Papst» dal Generale Erich Ludendorff, «Maledetto
             XV» dagli anticlericali italiani.

             Premesse e contenuto della nota di pace
                Il 28 luglio 1915 Benedetto XV aveva rivolto ai belligeranti un appello a
             deporre le armi, esprimendo «il fermo proposito di consacrare ogni Nostra at-
             tività ed ogni Nostro potere a riconciliare i popoli combattenti» . Poco dopo,
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             attraverso autorevoli ecclesiastici esplorò le possibilità di un’iniziativa in favore
             della pace. Il 19 agosto il Cardinale Gasparri scrisse al Nunzio a Bruxelles Mons.

             13  Gregory a Drummond [segretario privato del ministro degli Esteri Sir Edward Grey], 26-6-15,
                con allegato il memorandum The Pope and the War, TNA, Grey Papers [FO 800], 67, f. 270.
             14  In MARCHESE S., La Francia ed il problema dei rapporti con la Santa Sede (1914-1924),
                Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1969, p. 137. L’organo francese citava in tal senso come
                esempio positivo il presidente americano Woodrow Wilson.
             15  Cfr. DE LEONARDIS M., Le relazioni anglo-vaticane durante la prima guerra mondiale:
                l’imparzialità di Benedetto XV e la sua nota dell’agosto 1917, in ROSSINI, op. cit., pp. 187-
                89. Il governo bolscevico pubblicò una versione inesatta dell’art. 15, che ne estendeva il senso
                della opposizione a qualunque ruolo della Santa Sede; il ministro degli esteri italiano Sonnino
                ne approfittò per smentire l’esistenza di tale clausola e si oppose decisamente e ripetutamente
                alla pubblicazione del testo autentico, auspicata dal ministro degli esteri britannico Arthur Ja-
                mes Balfour. Sul tema cfr. MOSCA R., La mancata revisione dell’art. 15 del Patto di Londra,
                in ROSSINI, op. cit., pp. 401-13.
             16  Esortazione apostolica Allorché fummo, in La guerra moderna, cit., p. 118. Padre Alfred Henri
                Marie Baudrillart, Rettore dell’institut Catholique di Parigi, bollò come «timido belato» il
                documento (PAOLINI, op. cit., p. 101).
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