Page 298 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             lo scopo principale di questo tipo di “reazione dinamica”, di contenere cioè lo
             slancio dell’attaccante frustrandone la capacità di penetrazione, venne ugual-
             mente raggiunto. A questo primo contrattacco, sviluppato senza alcun input da
             parte del comando superiore, ne seguì il giorno stesso un secondo condotto con
             forze e determinazione maggiori da parte dello stesso comandante il battaglione,
             Ten. Col. Mattas, e dal Cap. Vlcek del 59° Regg. k.u.k. prontamente inviato in
             rinforzo dal comando di settore. Una volta arrestata la spinta in avanti dei reparti
             italiani che si erano impadroniti della Q. 2101, il ripristino della linea di difesa
             si imponeva sia per motivi tattici, impedire che l’arrivo di rinforzi consistenti
             ridesse fiato all’attacco italiano, sia per ragioni morali: riconquistare il terreno
             perduto ne ribadiva l’importanza anche agli occhi dell’ultima recluta e giustifica-
             va i sacrifici precedentemente fatti per difenderlo. Nemmeno i famosi e celebrati
             rainer salisburghesi furono però in grado di sloggiare gli alpini dalle posizio-
             ni che avevano occupato; la morte di entrambi gli ufficiali a pochi minuti uno
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             dall’altro tolse ulteriore slancio al tentativo . Risultarono determinanti in questa
             fase sia l’azione delle poche mitragliatrici che era stato possibile far giungere
             sulla cresta dell’Ortigara, sia il tiro dei pezzi da montagna che l’osservatorio di
             Cima Caldiera (il “Torino”) era in grado di indirizzare, a protezione degli occu-
             panti della cima, sui margini della Grande dolina.
                Fu giocoforza quindi per il comando della 12ª Brigata austro-ungarica chie-
             dere altri rinforzi per un’azione pianificata e possibilmente risolutiva. Fu un altro
             dei corpi che godevano della fama maggiore nella monarchia danubiana, il 14°
             Hessen di Linz, al comando del Ten.Col. Baszel, a doversi far carico, l’11 giugno,
             in un terreno ancora gravato da cortine di nebbia, battuto ferocemente dalle arti-
             glierie italiane, con le chiazze di neve macchiate di giallo dall’ecrasite (così lo ri-
             cordavano i protagonisti nelle memorie reggimentali raccolte nel dopoguerra), del
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             ristabilimento della situazione iniziale . Se pur nell’impossibilità di far affluire in
             vetta reparti consistenti ed organici, in quanto le artiglierie nemiche dai Granari
             di Bosco Secco battevano ferocemente l’intero vallone sottostante l’Ortigara, in-
             fierendo anche col tiro a gas, gli italiani non si lasciarono scoraggiare e difesero
             con tenacia la sola conquista portata a termine nella giornata del 10 giugno. La
             storiografia italiana ha posto spesso l’accento sulla diversità di opinioni che re-
             gnava tra i comandi italiani di raggruppamento, Divisione e Corpo d’Armata; è
             un dato di fatto però che gli stessi alpini che resistevano nelle trincee occupate si
             rifiutavano di “tornare semplicemente alle basi di partenza”, con la prospettiva di
             dover all’indomani attaccarle nuovamente con nessuna possibilità di sorprendere


             18  Il resoconto dei Rainer può essere visto in traduzione italiana in Paolo Pozzato, Ruggero Dal
                Molin, Inedito dall’Ortigara, Itinera progetti, Bassano del Grappa 2003, pp. 29 ss.
             19  Il resoconto del diario del 14° Regg. Hessen, per la parte relativa alla Battaglia dell’Ortigara
                può essere vista in Pozzato, Dal Molin, Inedito dall’Ortigara, cit., pp. 123-168.
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