Page 424 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             l’artiglieria e gli elementi statici ben difficilmente potevano da soli avere ragione
             di un attacco ben organizzato e condotto con decisione, dal che l’importanza
             della reazione dinamica rappresentata dai contrattacchi affidati alle riserve tenu-
             te alla mano. In questo quadro, con valenza sia offensiva che controffensiva, si
             collocava infine la creazione di grandi unità d’assalto, destinate a costituire una
             massa d’urto potente e al tempo stesso agile e manovriera da inserire al momento
             opportuno nello schieramento.
                Nel complesso l’esercito italiano era un valido strumento di guerra, uno stru-
             mento forgiato nelle trincee e in grado di confrontarsi alla pari, con ottimi risul-
             tati, con alleati e avversari. E’ un peccato che l’occasione del Centenario abbia
             lasciato sullo sfondo l’entità dello sforzo prodotto e il suo significato per la co-
             struzione di un’identità nazionale, con una insistita focalizzazione sugli aspetti
             più deteriori della gestione del conflitto. La guerra è sempre un male, ma data
             per assodata questa verità, non è giusto dimenticare e svilire il senso del dovere
             e lo spirito di sacrificio della stragrande maggioranza degli oltre cinque milioni
             e mezzo di italiani che indossarono l’uniforme e il sacrificio dei 650.000 Caduti.
             La Grande Guerra rimane un irrinunciabile mito fondante di una nazione ancora
             giovane, che in quei 41 mesi di asprissima lotta ebbe il suo battesimo unitario, un
             mito su cui fondare identità e appartenenza. Non dimentichiamolo, e poiché non
             bisogna aver paura delle parole, usiamo anche quella che si ha troppa ritrosia a
             pronunciare: riprendiamoci la Vittoria, lo dobbiamo a Loro e lo dobbiamo a noi
             stessi.
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