Page 222 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
gnandola presso la Corte di Cassazione. Il contrasto tra i due Uffici giudiziari fu forte, a
tratti aspro, e non sfuggì agli organi di stampa, particolarmente impegnati nel raccontare
il possibile rilascio del Dott. Sossi il quale, sottoposto a ripetuti e durissimi interrogatori
da parte dei sequestratori, aveva manifestato ripensamenti e ammesso colpe in ordine al
proprio ruolo giudiziario, soprattutto con riferimento alla sua conduzione della pubblica
accusa nel processo contro il gruppo «XXII ottobre».
Massimo risultò l’impegno profuso dai Comandi territoriali (Compagnie e Stazioni)
e dai Nuclei Investigativi dell’Arma dei Carabinieri, costantemente sollecitati dalla
scala gerarchica, a partire del Generale dalla Chiesa, per nulla disposto ad accettare
una così bruciante sconfitta per lo Stato e per le Istituzioni.
Luciano Seno, così come Giampaolo Sechi, definisce il livello di preparazione info-
operativa sul fenomeno terroristico delle Forze di Polizia del tutto inadeguato rispetto
218 alla virulenza della minaccia. A confermare tale valutazione, lo stesso Seno racconta un
episodio che non fu riportato nell’immediatezza del suo avvenimento proprio perché
erroneamente non collegato al sequestro Sossi, peraltro citato da Alberto Franceschini ,
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nel libro Mara, Renato ed io. Secondo la versione del co-fondatore delle BR, i brigatisti
avevano previsto che, la sera del sequestro, tutte le strade in uscita da Genova sarebbero
state controllate dalle Forze dell’ordine e, quindi, avevano pianificato di far precedere
l’A112, con a bordo Alberto Franceschini, Piero Bertolazzi e l’ostaggio, da una Fiat
128, guidata da Margherita Cagol, la quale avrebbe dovuto segnalare, con una ricetra-
smittente legata allo specchietto retrovisore, l’eventuale presenza di Forze dell’Ordine
lungo il tragitto. Effettivamente, intorno alle 22 di quel 18 aprile, nei pressi di Bobbio
(PC), una pattuglia dei Carabinieri intimò l’alt alla Fiat 128 con Margherita Cagol alla
guida la quale, però, non fece in tempo ad avvisare i brigatisti con l’ostaggio a bordo
dell’A112, che sopraggiunsero, ignari di ciò che stava accadendo a Mara Cagol e del
pericolo che essi stessi stavano per correre. Difatti, uno dei Carabinieri impegnati nel
posto di controllo segnalò di accostare al conducente, Alberto Franceschini, il quale
rallentò fin quasi ad arrestarsi per poi, improvvisamente, ripartire a forte velocità nella
stessa direzione di marcia, rassegnato al fatto che la Cagol sarebbe stata inevitabilmente
arrestata. In realtà, la sorpresa provocata dalla fuga della A112, fece sì che la pattuglia
dei Carabinieri non procedesse all’identificazione della terrorista, che fu lasciata andare,
per porsi all’inseguimento dell’auto in fuga che, oramai, aveva guadagnato una distanza
incolmabile. Nonostante un lieve incidente occorso alla A112, le due auto dei sequestra-
tori si ricongiunsero successivamente, seguendo un itinerario alternativo preventivamente
pianificato. La circostanza dell’incidente troverà, poi, conferma nelle dichiarazioni del
Magistrato Sossi il quale, una volta liberato, racconterà che l’ecchimosi sul volto, ben
visibile nella fotografia diffusa dai brigatisti agli organi di stampa, era stata causata da un
colpo subito all’interno dell’auto in conseguenza dell’urto del mezzo contro un albero.
L’innalzamento del livello di scontro delle Brigate Rosse nei confronti dello Stato
provoca, a livello governativo, una reazione che l’ordinario dispositivo territoriale e
investigativo delle Forze di Polizia non era in grado di fornire. È di quegli stessi gior-
ni, infatti, la costituzione di un Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria, nell’ambito
della 1^ Brigata Carabinieri di Torino con competenza su Piemonte, Liguria e Valle
d’Aosta, alle dirette dipendenze del Generale di Brigata Carlo Alberto dalla Chiesa.
14 Nel corso dell’audizione del 27 ottobre 2016 agli atti della Commissione Parlamentare d’inchie-
sta Moro, Alberto Franceschini riferirà testualmente: «Noi nel 1976 siamo finiti, a seguito delle
operazioni del Generale dalla Chiesa. Ma va rilevato come proprio a dalla Chiesa, ad un passo
dalla sconfitta definitiva del brigatismo, gli tolgono il gruppo speciale. Nel giugno del 1976 viene
sciolto quel gruppo che teneva insieme magistratura, intelligence e Carabinieri e dava fastidio
a tanta gente. Dal 1976 al ’78-’79 non avviene un arresto. Poi dalla Chiesa viene richiamato in
servizio da Rognoni, da ottobre del ’78 e in due mesi riarresta un sacco di gente. Il generale non
chiuse gli infiltrati nel periodo in cui era stato estromesso, evidentemente».