Page 218 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo



                                              Cap. Quercia, in fondo a destra il Cap. Luciano Seno. Tra questi ultimi due, in seconda
                                              fila, si riconosce il Ten. Angelo Palombella. Alla destra del Gen. Palombi, il Ten. Col. Lu-
                                              cio Regalbuto, subentrato al Ten. Col. Franciosa. Accanto al Ten. Col. Vincenzo Oresta
                                              c’è il Cap. Giovanni Fichera. Più indietro, il Cap. Giampaolo Sechi. E tanti altri ancora.
                                              È una foto di importanza straordinaria che raffigura poco meno dei due terzi di
                                              quel mitico manipolo di Uomini con cui Carlo Alberto dalla Chiesa cominciò ad
                                              invertire le sorti del Paese, che si avviava a spron battuto verso uno dei periodi più
                                              bui e sanguinari della storia repubblicana.
                                              Quel gesto indicava che il suo intervistatore aveva superato l’esame cui Luciano Seno
                                              lo aveva sottoposto: ora, poteva fidarsi.
                                              Da quel momento, giù con un diluvio di aneddoti attraverso i quali Luciano Seno
                                              e Giampaolo Sechi hanno raccontato, a distanza di quasi 50 anni, la storia di quel
       214                                    gruppo rimasto inaccessibile ai più. Seno narra le fasi salienti di quel percorso in-

                                              trapreso il 22 maggio 1974 allorquando, all’indomani del sequestro a Genova del
                                              magistrato Mario Sossi, viene affidato al Comandante della I Brigata Carabinieri
                                              di Torino, Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, il compito di costituire una Unità
                                              specializzata di 40 uomini deputata a contrastare il terrorismo di sinistra, con parti-
                                              colare riferimento all’organizzazione più virulenta di tutte, le Brigate Rosse.
                                              La storia della colonna genovese delle Brigate Rosse è uno dei capitoli più sanguinosi
                                              del terrorismo italiano. Anche se la sua costituzione si fa risalire al tragico 8 giugno
                                              1976, quando un commando uccide il Procuratore Generale di Genova, Francesco
                                              Coco, e i due uomini della scorta, il Brigadiere di Pubblica Sicurezza Giovanni
                                              Saponara e l’Appuntato dei Carabinieri Antioco Deiana, sin da due anni prima
                                              elementi brigatisti agiscono nel capoluogo ligure, precisamente dal sequestro di un
                                              altro magistrato, Mario Sossi, avvenuto il 18 aprile 1974.

                Omicidio del Procuratore Generale
                di Genova Francesco Coco. Foto da
                fonti aperte


























                                              Si tratta di personaggi dell’eversione torinese e milanese, che estendono la loro azione
                                              a Genova, città a forte concentrazione operaia, che nel 1960 si era ribellata all’inten-
                                              dimento del Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante di tenere il proprio
                                                                        5
                                              congresso sotto la Lanterna , per di più nell’anno in cui Fernando Tambroni aveva

                                              5  30 giugno 1960, il Movimento Sociale Italiano, che sostiene il governo democristiano di Fernando
                                              Tambroni, ha deciso di tenere a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, il suo congresso
                                              nazionale. Il 25 giugno scoppiano i primi incidenti con la polizia, nei giorni seguenti nel centro
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