Page 384 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
Il Prefetto Carlo Alberto dalla Chie- Il maggiore potere economico-finanziario era detenuto dai costruttori Cassina, dai
sa e il Presidente del Consiglio dei cugini Salvo di Salemi e dai cavalieri Costanzo di Catania .
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Ministri, Giovanni Spadolini. Foto
Archivio Secolo XIX
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Il Gen. dalla Chiesa avrebbe dovuto assumere l’incarico di Prefetto di Palermo il 6 maggio
1982. In realtà, il brutale omicidio del Segretario Regionale del Partito Comunista Italia-
no, Pio La Torre , e del suo autista, Rosario Di Salvo, falciati dal fuoco di un commando
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mafioso a bordo di due moto, la mattina del 30 aprile 1982, proprio mentre EGLI, ancora
Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, stava presenziando alle celebra-
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zioni solenni del fatto d’arme ricordato come la «carica di Pastrengo» di cui, quell’anno,
2 Per tali dichiarazioni, il Generale fu «ripreso» anche dall’allora Presidente della Regione Si-
ciliana, Mario D’Acquisto. Passaggi che sono ben descritti nella relazione della Commissione
nazionale Antimafia sulla criminalità organizzata catanese di qualche decennio fa. Il governatore
siciliano invitò «in forma scritta e pubblica il prefetto a definire nei dettagli e meglio specificare
il contenuto di quanto da lui comunicato alla stampa – ed implicitamente – ad astenersi da tali
giudizi qualora tali circostanze non fossero state provate».
3 L’omicidio di Pio La Torre viene decretato da Cosa Nostra allorché il Parlamentare, storico e
acerrimo oppositore al potere mafioso, nel marzo del 1981 aveva presentato un disegno di legge
che consentiva di colpire gli illeciti patrimoni di mafia, introduceva il delitto di associazione a
delinquere di tipo mafioso e proibiva il sub-appalto nei lavori pubblici, prospettando un grave
nocumento all’economia dei clan palermitani.
4 Il 29 aprile 1948, il re Carlo Alberto decise d’impossessarsi delle alture attorno a Pastrengo, impiegando
il II Corpo d’Armata, allo scopo di assicurare il fianco sinistro dello schieramento e di chiudere agli
austriaci la via di comunicazione lungo la valle dell’Adige. Allo scopo di seguire le operazioni anche
sull’altro lato del settore, il re Carlo Alberto si spostò sul monte Valena, situato fra le colonne di centro e di
destra, ma una volta raggiunta la quota, decise di portarsi sull’altura più avanzata del monte Le Bionde;
mentre il Sovrano e il suo seguito si trovano già sulla strada che separa le due quote in località Porte
del Lupo, l’avanguardia reale fu fatta segno a fuoco da parte di una squadra avversaria comandata dal
sergente Bruchmaner, distaccata dalle unità della Brigata «Wohlgemuth» schierate sul monte Le Bionde.
Il maggiore Alessandro Negri di Sanfront, Comandante dei tre squadroni Carabinieri della scorta reale,
formata complessivamente da 264 uomini a cavallo, intuì il pericolo a cui andava incontro il Sovrano
e, d’iniziativa, si lanciò alla carica contro i reparti austriaci a difesa del monte Le Bionde.
La rottura dello schieramento avversario sul monte Le Bionde fu l’elemento decisivo della battaglia:
la Colonna «Broglia» s’impadronì del poggio del Telegrafo e puntò su Pastrengo dall’alto del costone,
la Colonna «Vittorio Emanuele» scavalcò il monte Le Bionde e assaltò l’abitato dal piano, mentre la
Colonna «Federici» superò le Costiere Basse e occupò la località di Corné.

