Page 131 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Nonostante alcuni riconoscimenti di professionalità, il controspionaggio
S.I.M. e i Centri venivano però, equiparati ai Distaccamenti del Counter Intelli-
gence Corps (C.I.C.), e non alle Sezioni del Service Counter Intelligence (S.C.I.) che
avevano un livello gerarchico più alto, con conseguenze relative nella catena di
comando: autonomia, operatività, conoscenza globale della situazione.
Le informazioni riguardanti un agente nemico catturato nell’Italia meridio-
nale e i metodi da impiegare negli interrogatori potevano e dovevano essere
partecipati anche al S.I.M.-C.S., anche se questo non poteva ricevere maggiori
informazioni (nomi e circostanze della cattura) di quelle fornite al C.I.C.
Ciò nonostante, ancora nell’ottobre 1944, in una riunione tenuta al Quartier
Generale A.A.I., era stato definito il principio che se non avesse operato di- 71 NARA, RG 226,
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rettamente il S.I.M., gli ufficiali italiani non dovevano presenziare agli interro- NND - 917174, 12
ot tobre 1944, 1408/
gatori di arrestati fin quando lo S.C.I. non fosse stato consultato. 2/GSI (b).
Nessuna restrizione era invece prevista all’impiego del controspionaggio
italiano in ordine a misure preventive di sicurezza, come il controllo dei rifu-
giati, le indagini su incidenti che avessero suscitato dei sospetti o su inchieste
relative a possibili eversioni politiche di natura neo-fascista.
Nonostante questi seri limiti, i Servizi alleati cercavano di incrementare di
fatto una collaborazione con il S.I.M. al massimo livello, coniugando le esigen-
ze operative con la prudenza. Che la collaborazione si fosse fatta molto stretta,
è confermato anche da una lettera del 17 giugno 1944, indirizzata dal maggiore
americano Koch al tenente colonnello Renato De Francesco, in quel momento 72 Da non confondere
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Vice Capo Ufficio S.I.M. al Comando Supremo. Il mittente, nel segnalare che ovviamente con il
tristemente noto fa-
venti ufficiali lavoravano nel suo gruppo per il Servizio, chiedeva di conferma- scista Pietro Koch,
a capo della omo-
re che si trattava di ufficiali dell’Esercito Italiano in servizio attivo in quei ruoli, nima ‘banda’ che
temporaneamente distaccati presso il G-2 della 5^ Armata. agì a Roma e in al-
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tri territori occupa-
A mano a mano che organizzava meglio il lavoro in parallelo con quello ti dai nazi-fascisti.
Su Piero Koch vi è
degli alleati, il S.I.M. dovette anche provvedere a redigere le relazioni secondo un interessante fa-
nuovi criteri. Una direttiva di servizio del 6 settembre 1944 della Sezione C.S. scicolo in NAUK,
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WO/204/11938,
presso l’8^ Armata inglese (retta dal maggiore dei Carabinieri Francesco Pao- contenente il lungo
verbale di un inter-
lo Di Piazza), a sua volta imposta dall’intelligence di quel Quartier Generale, rogatorio nel qua-
disponeva che le tre Sottosezioni presenti dovevano attribuire le informazioni le non viene mai
accennato a quel-
trasmesse a tre diverse categorie in relazione alla loro attendibilità: lo che risultereb-
be essere il vero no-
- “A”, se i fatti riferiti erano supportati da documentazione inoppugnabile; me del Koch, cioè
- “B”, quando i fatti erano provati in parte o fondati su documenti della cui Pietro Cocuzza. V.
Franco Fucci, Spie
attendibilità era possibile; per la libertà…, cit.
p. 296.
- “C”, qualora i fatti traevano origine dai ‘si dice’, cioè quelle notizie che in 73 NARA, RG 226,
inglese erano definite rumours. NND – 877190, 17
giugno 1944.
Anche questo contatto continuo con la burocrazia e le formalità dell’intel- 74 AUSSME, Fondo
ligence alleata sarà, forse inconsapevolmente, di grande aiuto nella rinascita S.I.M., 1^ Divisio-
del Servizio Informazioni post-bellico e il terreno per quando l’Italia avrebbe ne.
aderito al Patto Atlantico nel 1949.
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