Page 135 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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La seconda parte riguardava la situazione della sicurezza civile nelle aree
occupate o sotto governo militare. In quel gennaio 1945 sia la polizia sia i servi-
zi di ordine pubblico risentivano pesantemente della situazione politica e degli
eventi bellici, mentre il mantenimento del segreto militare era reso difficile per
i frequenti contatti tra le truppe alleate e i civili.
Per quello poi che concerneva la parte militare, nonostante la difficile situa-
zione della nazione, i richiamati si presentavano in buon numero per la ricosti-
tuzione delle Forze Armate e la definitiva liberazione del territorio nazionale.
Si rilevavano però alcuni problemi concernenti difficoltà serie dei militari ita-
liani; problemi che i Carabinieri del Battaglione non mancavano di sottolineare
ai colleghi anglo-americani:
a) la mancanza di una adeguata propaganda patriottica che stimolasse i
sentimenti di italianità e fosse capace di chiarire gli obiettivi che si vole-
vano raggiungere con il contributo di altro sangue;
b) il forte timore di lasciare la famiglia senza protezione e con un mensile
assolutamente inadeguato al costo della vita;
c) la non comprensione da parte degli alleati del carattere, delle necessità,
dei passati e presenti obiettivi della nostra razza: spesso americani e in- 79 Sic nel documento
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glesi non comprendevano, ad esempio, le istanze legate alle tradizioni originale.
della popolazione italiana;
d) quale fosse il senso di prendere parte in una guerra dove tutto era negato
agli italiani combattenti: la non concreta accettazione della cobelligeran-
za.
Rispetto a questo ultimo punto, nel 1945 almeno – scrivevano i Carabinieri
del Battaglione –, non era ancora dato conoscere la sorte di alcuni territori di
confine che erano invece molto amati dagli italiani, come Trieste, Fiume e la
Dalmazia; si temeva [come poi avvenne] che le colonie sarebbero state definiti-
vamente perdute dopo tanto lavoro fatto in quei territori; era un comune senti-
mento che i termini dell’armistizio fossero estremamente gravosi e non modifi-
cabili e quindi si era diffuso il sentimento che anche l’offerta della propria vita
non avrebbe comportato alcun beneficio. Ricordavano che questi dubbi erano
stati bene espressi sui manifesti che chiamavano alle armi, dove mani ignote
avevano scritto: ‘PER CHI?’.
Per quanto riguardava il morale delle truppe – continuava il rapporto del
gennaio 1945 –, bisognava fare una netta distinzione tra quelle combattenti e
quelle stanziali nelle retroguardie. Le prime erano meglio organizzate e stimo-
late dall’esempio di quelle alleate e di conseguenza sentivano maggiormen-
te di star combattendo per la libertà della loro terra. Inoltre avevano un più
soddisfacente trattamento materiale dagli alleati (salario, cibo, indumenti);
il risultato era una migliore disciplina, una maggiore consapevolezza unita
all’orgoglio di essere militari; anche il fatto di vedere le stragi e i delitti che
aveva commesso e stava commettendo il nemico, teneva vivo il sentimento di
combattere per i propri connazionali.
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