Page 294 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Nella pagina a   inviavano i testi a Londra, all’MI5, dove specialisti crittografi individuavano
                           fianco:  rapidamente la chiave.
                  le conversazioni
                     tra il Console   Nei documenti attualmente visibili non è possibile reperire alcun ulteriore
                      Generale e i   dettaglio su Messenger, che non era comunque l’unica fonte di informazione sul
                     suoi visitatori   lavoro di Ferrante, dei suoi predecessori o successori; in un altro documento
                  sono conosciute
                   dall’intelligence   si fa riferimento alla source Messenger 4: ci sono innumerevoli fogli riguardanti
                          inglese.  le trascrizioni, assai complete e accurate, delle telefonate del Console Generale
                                   con le risposte degli interlocutori, per un periodo di circa cinque anni. Quindi,
                                   era attiva anche l’intercettazione sul telefono consolare e stranamente agli ita-
                                   liani non venne mai il sospetto che i telefoni fossero ascoltati. Solo il successore
                                   di Ferrante, Raffaele Casertano ebbe dei sospetti sulla sicurezza del suo ufficio
                                   e gli inglesi lo seppero perché il Console ebbe la non buona idea di parlarne,
                                   proprio in ufficio, alla consorte.
                                      Altra utile e logica fonte per gli inglesi erano gli stessi maltesi, pagati da
                                   Londra, che riferivano le notizie reperite sull’operato del Console e dei suoi
                                   impiegati. Anche esponenti della società locale, che venivano in contatto con
                                   il diplomatico, riportavano all’intelligence inglese quello che erano venuti a
                                   sapere e spesso Londra preferiva non far trapelare alcune informazioni di cui
                                   era venuta a conoscenza per non bruciare le fonti di livello. Il Foreign Office e
                                   soprattutto il War Office erano molto attenti anche a non generare sospetti ne-
                                   gli italiani riguardo al fatto che leggevano tutti i telegrammi inviati a Roma e
                                   ricevuti a Malta.
                                      Nell’ambito  delle  contromisure  da  adottare,  l’idea  di  chiedere  il  ritiro  di
                                   Ferrante e del suo segretario agitava però le autorità maltesi e i Servizi d’intel-
                                   ligence militari, in quanto erano ormai convinti che il Console Generale e gli
                                   altri italiani lavorassero per il S.I.M.
                                      Un’altra misura che ipotizzavano fosse utile per contrastare la propaganda
                                   italiana poteva essere quella di proibire ai figli di cittadini maltesi di frequen-
                                   tare la Scuola italiana ‘Umberto I’. La decisione fu presa l’anno successivo, il
                                   1937. L’Istituto Italiano di Cultura fu chiuso poco tempo dopo.
                                      Il Governatore di Malta, Sir Henry Luke, verso la fine del 1936 ebbe un lun-
                                   go colloquio con il Ferrante per fargli intendere che le sue attività occulte erano
                                   ben ‘conosciute’ dalle Autorità Militari dell’isola.
                                      Ovviamente non gli disse che intercettavano anche i telegrammi che inviava
                                   a Roma dai quali risultava che segnalava l’arrivo di navi commerciali e della
                                   loro bandiera, ma soprattutto che aveva occhio attento ai convogli militari na-
                                   vali e alle difese dell’isola. C’era di più: i telegrammi che il Console a Gibilterra
                                   inviava a Roma, arrivavano in copia a Malta e quindi era semplice per i deci-
                                   fratori  metterli in chiaro insieme a quelli che partivano dall’isola alla volta di
                                   Roma, per una più completa analisi. In caso di difficoltà i testi venivano inviati
                                   al S.I.S. a Londra affinché fossero decrittati dall’Ufficio Codici e Cifre. Per alcuni
                                   argomenti militari il Console dettava al Segretario già in cifra ma aggiungeva






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