Page 298 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Nella pagina a ta riferiscono che con la partenza di Ferrante l’attività spionistica del Conso-
fianco: lato subì un notevole rallentamento. L’attenzione nelle stanze del Consolato e
nota di
trasmissione sulla ‘bolgetta’ diplomatica era sempre alta, ma il ‘bottino’ risultava magro per
di uno dei bag chi doveva riferire a Londra al War Office e al MI5: si era in attesa del nuovo
reports da parte Console Generale nominato, Casertano. Questi, secondo quanto raccolto dallo
della Sicurezza
inglese di Malta. spionaggio inglese a Roma, aveva ricevuto ordini di non far nulla a Malta che
nuocesse alle relazioni tra il governo di Roma e quello dell’Isola, in sostanza di
tenere un basso profilo. Non doveva prendere parte attiva nelle vicende malte-
si, non frequentare alcuni circoli locali a beneficio invece di quelli inglesi di La
Valletta, allo scopo di stabilire relazioni amichevoli con quella comunità.
Comunque l’attività di controllo nelle stanze del Consolato forniva sod-
disfazioni ai controllori, anche se, di tanto in tanto, qualcosa passava con il
corriere diplomatico. Gli inglesi si resero poi conto che alcune informazioni
ritenute riservate uscivano proprio dalla Marina inglese, probabilmente argo-
menti di cui si parlava nei circoli e nei trattenimenti mondani.
Casertano attuò, sulle istruzioni venute dall’alto, una politica forse più intel-
ligente del Ferrante: cercò di stringere amicizia con le autorità inglesi per una
più facile penetrazione nell’ambiente senza dare adito a sospetti. Il governo
di Roma aveva ben compreso che una troppo forte propaganda e una intensa
attività di spionaggio avevano alienato all’Italia molte simpatie maltesi, senza
ottenere in realtà notizie molto significative.
Dunque nuovo Console e nuovo atteggiamento: Casertano non riteneva
personalmente che lo spionaggio fosse utile se fatto in quel modo e quando
da Roma chiedevano notizie ‘particolari’, cercava sempre di prendere tempo,
chiedendo nuove istruzioni al Ministero, mettendo in dubbio la saggezza o
l’opportunità di tali richieste. Così che il controspionaggio inglese poté rilevare
che mentre Casertano andava avanti nel programma di italianizzazione cultu-
rale di Malta come il suo predecessore, non vi erano segnali che fosse coinvolto
in attività spionistiche. Comunque, e ben lo sapevano, la posta diplomatica
continuava ad essere usata anche per finalità diverse dalla corrispondenza mi-
nisteriale: alcuni italiani della Casa del Fascio continuavano ad usarla e so-
prattutto coloro che erano legati per lavoro o parentela con gli espulsi dall’isola
un anno prima, come colui che dirigeva l’Agenzia di Navigazione di cui era
ancora titolare il Mazzone.
Vedendo che le relazioni fra Italia e Malta erano migliorate, alcuni degli
espulsi iniziarono a muoversi per rientrarvi e questi tentativi misero di nuovo
in agitazione l’intelligence inglese preoccupata della situazione di sicurezza
militare nell’isola che, probabilmente, si lasciò sfuggire proprio a Londra qual-
che informazione di troppo che aveva rivelato agli italiani l’attività inglese di
controspionaggio.
Casertano iniziò ad avere, come sopra accennato, dei dubbi sulla sicurez-
za del proprio ufficio perché dall’Ambasciata d’Italia nella capitale britannica,
nel novembre 1937, gli era arrivato il ‘consiglio’ di essere più ‘attento’ con il
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