Page 429 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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          Brevi note su alcuni aspetti dell’amministrazione militare
          anglo-americana in territori liberati
          Italia dal 1943 al 1948.


          MARIA GABRIELLA PASquALINI



             Un’amministrazione militare in territorio occupato, per riportare la democrazia nel gover-
          no dello stato, non è mai molto facile, anzi è operazione molto delicata e sensibile; le ultime
          esperienze in merito sono quelle alle quali stiamo attualmente assistendo: Iraq e Afghanistan.
          Per non ricordare Corea e Vietnam, esempi successivi al conflitto mondiale.
             in tempi diversi e con un quadro storico certamente diverso, quella anglo americana in
          Italia dal 1943 al 1948 lo fu in modo particolare, anche se alcune modalità amministrative
          militari ricordano quanto recentemente attuato in Iraq e in Afghanistan: azzeramento o tenta-
          tivo di azzeramento delle realtà politiche del passato regime, se non attuato dalle popolazioni
          locali, e successiva riconsegna del potere ad autorità civili insediatesi con il consenso popo-
          lare, ma sempre con l’accordo imprescindibile di chi detiene il potere militare. Nelle brevi
          note che seguiranno sarà possibile solo accennare ad alcuni aspetti del problema oggetto del
          presente scritto.
             in italia si trattava di riorganizzare strutture civili su un territorio non completamente ‘oc-
          cupato’, nel senso di ‘liberato’, nel caso specifico, ma certamente ormai ‘collassato’, dopo la
          fine endogena del fascismo e nonostante il nuovo governo, legale, del Re d’Italia e del Primo
          Ministro designato dal Monarca nell’esercizio delle sue reali prerogative istituzionali.
             Inoltre, ulteriore difficoltà, nella parte di territorio non ancora liberato, perché con un
          risuscitato governo del passato regime e occupato sostanzialmente dalle truppe tedesche,
          operavano ancora due ‘categorie’ di nemici: fascisti repubblicani e nazisti, che avevano però
          agganci importanti nel resto dell’Italia liberata. All’interno del conflitto tra le democrazie
          occidentali e quel che rimaneva dell’Asse italo-tedesco, si era poi concretizzato anche un
          conflitto civile nella popolazione italiana, che complicò ancora di più il quadro contingente:
          oltre alla degradazione della guerra, vi fu quella, forte e amara, di una guerra fratricida che
          da sempre contribuisce alla radicalizzazione dei problemi e dei contrasti, come stiamo assi-
          stendo ancora oggi nei Balcani.
             L’ex nemico, l’italiano non più fascista, cioè colui che aveva firmato l’armistizio, non
          era considerato un ‘alleato’, ma solo formalmente un ‘cobelligerante’, perchè nella sostanza
          per lungo tempo non venne riconosciuto come tale, anche se partecipava più che attivamente
          alla completa liberazione della madrepatria. In molti casi, però, fu determinante proprio la
          partecipazione militare italiana per il successo finale: e furono le rischiose missioni effettua-
          te dagli italiani insieme alle forze speciali anglo-americane a permettere notevoli progressi
          nella risalita, lunga ma vincente, della penisola da parte dei ‘liberatori’.
             Bisogna ricordare due momenti distinti nei rapporti fra gli italiani e gli alleati, anche tem-
          porali: lo sbarco in Sicilia e la firma dell’armistizio, con gli equivoci che questo comportò
          nella psicologia della popolazione, e l’effettivo insediamento delle truppe anglo-americane
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