Page 431 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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          collaborazione, ma si verificarono difficoltà burocratiche e malintesi dovuti alla chiara non-
          fiducia nei confronti degli italiani da parte dei ‘liberatori’.
             Per meglio chiarire, la struttura organizzativa operativo-informativa degli anglo-america-
          ni in Italia, molto articolata, era la seguente: gli americani avevano il G-2 dell’Allied Forces
          Head Quarters (organo di informazioni militare) nel Mediterraneo, con sede ad Algeri e un
          distaccamento a Brindisi (G-2 advanced), il GSI (General Staff Intelligence) del 15° Gruppo
          Armate e della 8^ Armata, il G-2 della 5^ Armata, il CIC (Counter Intelligence Corps); da
          parte inglese il FSS (Field Security Service).
             Dal Secret Service di londra dipendevano sul territorio italiano o connesso con la situa-
          zione bellica italiana: a Brindisi il ISLD (Intelligence Service Liaison Department, MI6),
          incaricato del servizio informazioni offensivo, la N. 1 Special Force (designazione per la
          sezione italiana della SOE - Special Operations Executive), incaricata dell’attività di sabo-
          taggio, la ISG, per il recupero dei prigionieri, il servizio di controspionaggio SCI (Service
          Counter Intelligence) e una speciale organizzazione incaricata degli interrogatori, con sede
          ad Algeri e distaccamenti a Napoli e a Bari, il CSIDIC (Combined Service Detailed Interro-
          gation Centre)  . Per gli americani era presente anche l’OSS (Office of Strategic Service),
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          con sede ad algeri, e distaccamenti a Caserta, e una Centrale a Brindisi direttamente dipen-
          dente da Washington.
             Al momento dello sbarco degli alleati in Italia (luglio 1943), fu considerato opportu-
          no dagli anglo-americani che alcuni degli ufficiali del Servizio Informazioni Militare/Con-
          trospionaggio  (SIM/CS), presenti a Brindisi dopo l’armistizio, ricreassero un sistema di
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          informazioni e controspionaggio. Molti degli ufficiali italiani, già specializzati nel settore,
          che erano stati catturati in Africa, furono fatti rientrare in Italia., per andare a far parte del
          ricostituito Servizio a Brindisi il 1° ottobre 1943  . Fu chiamato a dirigerlo il colonnello
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          Pompeo Agrifoglio, scelto dagli alleati e non dalle autorità militari italiane; era stato liberato
          dalla prigionia in Stati Uniti e inviato in Italia via Algeri. L’organizzazione del Servizio fu
          stabilita sulla base della tradizionale attività difensiva, con una Sezione Comando, Centri,
          Sottocentri e Nuclei, i quali operavano come rami del Comando Supremo italiano, ma sotto
          stretto controllo alleato.
             I contatti del ricostituito Servizio con quelli anglo-americani non furono facili e la colla-
          borazione si impose soprattutto nei primi tempi, sul filo del rasoio, perchè gli alleati avevano

          6   La lettura degli interrogatori dei prigionieri di guerra, ex-fascisti o ex-collaborazionisti fornisce chiavi di
              lettura di grande interesse. Sono reperibili sia presso gli Archivi Nazionali di Washington sia nel Fondo SIM
              presso l’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito
          7   Il SIM era nato nel 1925 come Servizio Informazioni Militare con chiari compiti interforze, anche se non
              riuscì, nel corso del tempo, a diventarlo effettivamente. Solamente durante il conflitto furono attribuite a quel
              Servizio alcune competenze particolari e divenne così, dal settembre 1941, in qualche modo, un Servizio
              coordinatore degli altri di Forza armata: ma era ormai troppo tardi per acquisire modalità e mentalità ope-
              rative a reale livello interforze. Per i dettagli su queste trasformazioni cfr. Maria Gabriella Pasqualini, Carte
              segrete…cit., pp. 198-240.
          8   Il rimpatrio dei prigionieri di guerra dai campi di prigionia fu molto lungo e diede luogo a rimostranze sulla
              progressione delle liberazioni, avvenute secondo criteri stabiliti da chi deteneva i prigionieri e non dall’Italia
              che attendeva il rientro dei propri connazionali. Le scelte per rapidi rientri furono sempre molto finalizzate
              all’andamento del conflitto o dell’amministrazione militare, peraltro logico sistema in un momento delicato,
              vicino al conseguimento dell’obbiettivo.
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