Page 13 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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GLI OBIETTIVI DI GUERRA
                   NELLA  PIANIFICAZIONE OPERATIVA
                                         (1938-1940)






                                                                   FORTUNATO  MINNITI



               L'ottica con la quale gli obiettivi di guerra saranno qui esaminati è quella, solo
           apparentemente limitata, dei piani operativi di Forza Armata, dell'Esercito in parti-
           colare. Di quegli obiettivi credo sia possibile ottenere un'immagine ridotta ma niti-
           da e,  in quanto tale, capace di evidenziare tutte le contraddizioni reali o apparenti
           del rapporto politica-guerra, esaminando premesse e sviluppi della strategia militare
           italiana degli ultimi trenta mesi di pace.  Per cominciare, bccorre rispondere ad una
           doppia domanda relativa al perché parliamo di piani e, poi, alla natura ed agli scopi
           di essi.
               La  pianificazione  può essere  vista  come  l'anello  mancante  fra  lo  studio del
           complesso delle iniziative nel campo dottrinale, ordinativo e dell'armamento con lo
           studio delle relazioni internazionali del Paese. Un anello prezioso in quanto esclusi-
           vamente nei piani risiedeva l'effettiva possibilità di impiego delle Forze Armate e
           con essa la loro trasformazione in strumento della politica (in quanto permettevano
           il ricorso alla guerra a fini di potenza) da problema della politica (posto dalla compa-
           tibilità dei costi della preparazione alla guerra con le condizioni economiche e socia-
           li del Paese).  Per meglio utilizzare questo approccio, tenuto conto che la pianifica-
           zione operativa era sviluppata per vincere la guerra e non per perderla, · mi sembra
           più che opportuno fare ogni sforzo per rinunciare ai vantaggi derivanti dalla cogni-
           zione della sconfitta che derivò dalla applicazione di quella pianificaZione.
               Per rispondere alla seconda domanda è necessario fare riferimento ad alcune
           posizioni e ad alcuni atti relativi alla pianificazione nell'àmbito dell'Esercito, risa-
           lenti agli anni 1927-1928. In primo luogo, all'opinione del Capo di Stato Maggiore
           Generale,  maresciallo  Badoglio,  convinto,  allora,  della  utilità della  previsione  in
           campo strategico, malgrado la probabilità del verificarsi di situazioni impreviste. In
           secondo luogo ci si deve soffermare su un documento del colonnello Mario Berti,
           Capo dell'Ufficio Operazioni dello Stato Maggiore dell'Esercito, datato 30 maggio
           1928.  In questo documento si· legge:

                «[ ... ]poiché il Governò è l'unico ente resPonsabile che, possedendo la' visio-
                ne complessiva della situazione politica interna ed esterna, dei bisogni e del-
                le risorse nazionali,  ha la possibilità di stabilire le finalità della guerra e di
                coordinare l'utilizzazione di tutti i mezzi di cui il Paese dispone, ivi compre-
                si gli aiuti che possono provenire da altre Nazioni, così ad esso deve risalire
                non solo la decisione di fare la guerra,  ma anche la preparazione dei mezzi
                e la  condotta stessa della  guerra.

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