Page 275 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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del suo· meglio per bloccare, ostacolare, frenare la messa in opera dell'intero edificio
           armistiziale italiano ed in ciò,  sia le memorie di Sarraz Boumet, sia l'insieme dei
           documenti della delegazione oggi conservati negli Archivi di Vincennes non lascia-
           no dubbi. Ufficialmente ogni osservazione era giustificata da desiderio di non offri-
           re il destro a critiche da parte degli oppositori di Francia e di altri Paesi; in realtà
           si è sempre  trattato di un'operazione sistematica che sul piano diplomatico corri-
           spondeva a quanto sul piano militare stava avvenendo quanto all'occultamento del
           materiale da consegnare all'Italia e che, invece, le autorità militari di Vichy si diede-
           ro sempre molto da fare per sottrarre per le mille vie di un camouflage sapientemen-
           te organizzato e spesso vincente. Per gli italiani residenti in Francia la questione fu
           a lungo trascinata dalla delegazione francese tra le  maglie dell'incerta legislazione
           tra la repressione ed l'espulsione che Vichy continuamente agitava e che la CIAF
           si rivelò incapace di dominare. La reazione italiana di fronte a questa continua guer-
           ra dei colpi di spillo fu  sempre di accesa critica verso  i francesi  accusati di voler
           sabotare ad ogni costo una corretta e realistica visione della situazione della Francia
           di Vichy .. Il giudizio generale che veniva dato a proposito del comportamento del
           Governo di Vichy e della delegazione francese non ci si poteva fidare essendo evi-
           dente la loro malafede nell'applicare le disposizioni armistiziali ed altrettanto evi-
           dente il loro desiderio di nuocere in ogni campo ai propositi italiani con forme di
           rinvio,  e di ostruzionismo fino  al punto da mettere in crisi questi stessi rapporti.
           «Nonostante tutte le concessioni fatte alla Frtlncia anche dall'Italia e le numerose prove
           di larghezza nell'applicazione delle clausole di armistizio - sottolineava un documento
           presidenziale della CIAF - la Francia si irrigidiva in forme di resistenza contro l'appli-
           cazione delle clausole irrinunziabili da  parte dell'Italia ... ».
               Gli spunti di questo giudizio negativo sono innumerevoli: essi riguardano sia
           l'insieme dell'accordo di Villa Incisa sia i vari articoli della convenzione di armisti-
           zio.  E  tutte queste osservazioni vanno a confluire nell'inosservanza da parte delle
           autorità francesi di Vichy dello spirito dell'accordo che risaliva senz'altio al deside-
           rio francese di guadagnare tempo ed in una seconda fase di accrescere lo spirito·di
           rivincita contro coloro che venivano ritenuti non i vincitori, ed in ciò i tedeschi ap-
           parvero persino favoriti,  bensl gli  utilizzatori di' una crisi militare della  Francia.
               L'atmosfera generale dei rapporti tra Italia e Francia stava evidentemente cam-
           biando con l'evolversi della situazione generale, non tanto dei rapporti reali tra qae-
           ste due potenze sul piano concreto, sociale o economico che fosse, bensl dall'evolu-
           zione generale del quadro mondiale nel quale fin dalla sua origine l'azione dell'Italia
           andava ad inserirsi fino a farne parte integrante. Ed in questo quadro l'elemento di
           sicurezza in una rapida vittoria da parte dell'Italia e dell1use andava rapidamente
           deteriorandosi con le difficoltà in Libia (1 8  offensiva britannica dal 9 dic.  1940 al
           febbraio 1941), con le sconfitte delle speranze di una invasione della Gqm Bretagna  ·
           da parte della Germania, con le crisi militari seguite all'invasione della Grecia e del-
           la Iugoslavia (28 ottobre 1900), con le crescenti difficoltà navali nel Mediterraneo,
           con la fine della presenza italiana nell~frica orientale e con l'impegno sempre più
           chiaro degli Stati Uniti a sostegno della Gran Bretagna. Fuori dagli stretti rapporti
           tra Roma e Vichy,  per il tramite di Torino, il contesto mondiale pareva segnare ora-
           mai la fine  per l'Italia del tempo delle illusioni:  e le nuove situazioni indicavano
           chiaramente una nuova via che già l'alleato tedesco stava percorrendo nei suoi rap-
           porti con Vichy,  quella del dialogo.



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