Page 270 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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de col popolo italiano ... ». È chiaro che è stato il Duce e lui solo a mutar parere per
motivi di indole psicologica che hanno a che fare sia con i risultati dei primi giorni
di guerra, sia con il problema della concorrenza della sua immagine con quella di
Hitler. Precisa meglio Roatta a questo riguardo:
«Egli che, in fondo, è sempre stato geloso della potenza militare e dei succes-
si bellici del ftihrer, che ha sempre sofferto della sua inferiorità rispetto a lui
in questo campo, ha ritenuto in primo tempo ....:... malgrado quanto gli pro-
. spettavano i «tecnici» - che le nostre truppe, passate, sulle Alpi all'offensi-
va, potessero in pochi giomi conseguire risonanti successi e penetrare profon-
damente.
Quando ha constatato che ciò non avveniva (e nelle condizioni di fatto non
poteva avvenire), mentre accusava le truppe di «non avere mordente», si ri-
piegava su se stesso, e risentiva un senso di mortificazione di fronte al fiihrer,
al quale - probabilmente - aveva profetizzato chi sa quali exploits da
parte nostra.
Ed allora - nel suo dispetto - ha voluto dimostrare della dignità, della
«signorilità», ed ha fatto il «gesto» 'di non occupare della Francia che il leni-
torio materialmente strappato/e' in combattimento».
Gli ordini di Mussolini all'indomani degli incontri di Monaco erano chiari e
prevedevano un attacco generalizzato sulle Alpi allo scopo di utilizzare al massimo
il poco tempo di guerra che presumibilmente rimaneva all'Italia per impo~re alla
Francia la propria superiorità militare. L'attacco peraltro non ebbe. quasi alcun risul-
tato poiché, come nota acutamente il maggior storico della campagna, il Gallinari
le nuove disposizioni di Mussolini «Colgono l'Annata [italiana] in piena crisi di schie-
ramento con grandi unità e artiglierie in movimento e l'apparecchio logistico in via di
organizzazine ... » (U), La baldanza dell'A.nnée des Alpes è tale. che l'unica conquista
risulterà la magra striscia di terra al confine con neanche l'intera cittadina di
Mentone.
All'incontro di Villa Incisa, nei pressi di Roma, con la delegazione francese
presieduta dal gen. Huntziger, il testo presentato dal governo italia~o era quindi as-
sai diverso da quelli precedenti e, con grande stupore dei francesi, nessuna occupa-
zione veniva stabilita a danno della Francia. Ed un membro eminente della delega-
zione francese, l'amb. Léon NoéH, poteva notare subito «la volontà italiana di mo-
strarsi concilianti ... » (13). E ciò non era affatto l'intera verità; la sostanza delle rinun-
ce italiane doveva ricercarsi altrove. Non era una benevolenza improvvisa di Musso-
lini verso la Francia bensl una sua reazione contro i propri generali ed anche l'Italia
tutti accusati di non essere all'altezza delle speranze guerriere che l'Italia fascista
aveva da anni coltivato.
La realtà dell'accordo armistiziale di Villa Incisa quale noi le conosciamo esce
quindi da questo travaglio e da questa situazione i quali elementi ci fanno apparire
(12) V. Gallinari, Le operazioni del giugno 1940 sulle Alpi occidentali, Roma, Ufficio SIDrico Stato
Maggiore dell'Esercito, 1981, p. 13.5.
(13) L. Noel, Un témoignage: le Diktat de Réthondes et l'armistice /ranco-italien de Plin 1940, Parigi,
Flammarion, 194.5, p. 97. I.:ambasciatore Noel è stato l'unico firmatario francese a lasciare le pro-
prie memorie.
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