Page 271 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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lontana da ogni accettabilità la tesi precedente circa l'arroganza di un Hitler verso
         un Mussolini ambizioso e «vittima» della politica francese del suo grande alleato.
         E  queste  rivelazioni circa i  veri moventi delle  decisioni «generose» del  Duce nei
         confronti della Francia ci possono aiutare per meglio capire il nostro secondo pro-
         blema, cioè quali erano le vere intenzioni di Mussolini verso il regime di Vichy che
         firmava l'armistizio. Esse nacquero benevole sulla base di questo equivoco sul testo
         dell'armistizio Stesso che per il Governo di Pétain poteva significare il poter giocare
         la carta italiana contro le  pretese germaniche e  quindi giocare la carta germanica
         in favore di un qualche coinvolgimento francese nella «politica francese» dell'amb.
         Otto Abetz e quindi per ~configgere anche questa prospettiva, giocare nuovamente
         la carta dell'Italia sulla base di una ipotetica idea latina di solidarietà mediterranea
         nei confronti di una prevalenza della Germania. Quanto a Mussolini le sue idee sul-
         la Francia non erano mutate dopo la revisione dell'armistizio, da duro a morbido;
         il suo rivendicazionismo non appare intaccato e ben ce lo prova il fatto che pochi
         giorni dopo la firma dell'armistizio con la Francia, in occasione di un incontro con
         l'alleato tedesco esso riapparirà in piena luce. Il 7 luglio 1940 nel corso degli incon-
         tri italo-tedeschi sulle linee che le due potenze dell1\.sse vogliono elaborare in vista
         di una eventuale pace con la Francia e la Gran Bretagna, le tesi fasciste sulle rivendi-
         cazioni riappaiono intere e non sono per nulla contrariate da osservazioni tedesche.
         Un eminente membro della delegazione italiana Leonardo Simoni ne ha lasciata am-
         pia  testimonianza  che,  d'altra  parte,  sia  Ciano  sia  gli  archivi  diplomatici  con-
         fermano:
              «Al Castello di Bellevue (mastro di cerimonie con mazza d'argento,  dome-
              stici giganteschi  in  pompa,  profusione  di fiori  e,  nel pàrco  pieno di  sole,
              qualche uccellino che canta ma nessuno ci ~ada), mi consegnano un fogliet-
              to di carta velina spiegazzato, da tradurre.  E l'elenco delle cosiddette aspira-
              zioni italiane, il «conto» che l'Italia presenta alla Germania e Ciano porgerà
              stamane al Fiihrer.
              Ecco  le aspirazioni:
              Nizza,  Corsica,  Malta:  annessione;
              Tunisia,  più un pezzo  di  Algeria: protettorato;
              Siria, Libano, Palestina,  Transgiordania: riconoscimento della indipendenza
              ed occupazione, da parte italiana, delle posizioni strategiche.  Trattato di al-
              leanza  esclusiva  con  l'Italia;  cessione  delle  azioni  delle  compagie petro-
              lifere;
              AJen,  Perim,  Sokotra·:  occupazione militare;
              Egitto  e  Sudan:  sostituzione  dell'Italia  all'Inghilterrra  nella  posizione
              politico-militare e giuridica;
              Suez;  liquidazione della  compagnia e istituzione di  un  regime  speciale;
              Cipro:  alla  Grecia  in cambio della  cessione di  Corfù  e della  Ciamunia;
              Somalia  britannica,  Gibuti,  Africa equatoriale fino  al Ciad:  cessione.
              Il programma  mi pare non faccia  una grinza e corrisponde ai nostri sogni
              di impero mediterraneo. Resta soltanto da conquistarlo. Noli sarà così facile,
              a meno che i tedeschi ci sbarazzino dell'Inghilterra»  (14).


         (14)  L.  Simoni, Berlino,  Ambascillfll d'lltllia  19J9-194J,  Roma,  Miliaresi,  1946, p.  142.

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