Page 274 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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ni, non aveva certo molta importanza nel quadro generale di una guerra che con
le sue complicazioni si allargava a continenti interi.
Il Bando con i suoi 36 articoli (16), che rispondevano a certe minime esigenze
pratiche, aveva una chiara funzione politica non tanto sui territori occupati quanto ·
piuttosto sull'opinione pubblica italiana che poteva inquadrare questo nuovo atto
d'imperio di Mussolini nella liJ!ea della vittoria conseguita sulla Francia e dei van-
taggi da ritrarne ad ogni costo. E chiaro che la modestia dei «territori occupati» dal-
le forze armate italiane in Francia, con poco più di ventimila abitanti sparsi sulle
montagne tra Mentone e la Savoia, non pareva giustificare un simile pomposo ban-
do emanato dal «Duce, primo Maresciallo dell'Impero, comandante delle truppe ope-
ranti su tutte le fronti». L'idea che aveva generato questo documento dell'imperio ita-
liano in Francia non va tanto ricercata nella necessità di amministrare, quanto in
quella di presentare sul piano dell'opinione pubblica italiana una conferma della su-
premazia totale dell'Italia sulla Francia vinta. Ben lo sottolineerà l'unico membro
della Delegazione francese presso la CIAF di Torino che scriverà le proprie memo-
rie, Marius Sarraz Bournet, che nel riferire al suo superiore, Presidente della stessa
delegazione, l'amm. Duplat, ricordava che ogni altra soluzione era «troppo semplici-
stica e non avrebbe materializzato a sufficienza agli occhi degli italiani e del mondo,
la brillante vittoria delle truppe italiane le quali, benché dieci volte superiori in numero
a quelle francesi non erano riuscite a strappare se non qualche magro bottino territoriale
francese ... Significava anche preannunciare un'azione preparatoria in vista dell'annessio-
ne. dei territori rivendicati» (17).
Quindi nel quadro generale delle attività della CIAF e dei suoi rapporti con
la delegazione francese, il Bando giocava la carta dell'autoritarismo assoluto, senza
lasciare spazio all'evenutale negoziato tra le parti. L'euforia della rapida e facile «vit-
toria» sulla Francia pareva autorizzare tutte le speranze anche per quanto riguardava
la fine globale del conflitto. Sul piano pratico vale la pena di ricordare le crescenti
difficoltà dei rapporti tra i due presidenti, Pinter e Duplat, e dopo il7 dicembre
tra Grossi e lo stesso Duplat, rapporti che in occasione dei settimanali incontri die-
dero luogo a contrasti ed a controversie minute che non disdegnarono neppure di
investire anche aspetti futili ma diventati importanti agli occhi delle autorità italia-
ne; si ricordino ad esempio i contrasti per le manifestazini di intolleranza che in
.taluni casi colpivano direttamente i funzionari della CIAF, in attività in Francia,
con graffiti, insulti ed altre manifestazioni di intolleranza; lo stesso si può dire per
il cosiddetto incidente della stretta di mano verificatosi allorquando alla mano tesa
di un ufficiale italiano ad un membro della delegazione, costui ostentò il rifiuto del-
la stretta di mano: di gradino in gradino l'incidente giunse all'entretien del29 agosto
1940 tra Duplat e Pintor e costui decise di ordinare l'abolizione della stretta di ma-
no onde evitare ogni incidente futuro, sottolineando, allorquando concludeva l'in-
contro, che stringeva la mano all'amm. Duplat «Per l'ultima volta».
Rimane infine da vedere un ultimo punto, e cioè se e fino a dove la delegazione
francese operò a Torino in un vero spirito di sincerità nei confronti dei rappresen-
tanti italiani. A questo riguardo non vi possono essere dubbi: la delegazione fece
(16) U testo del Bando che non vennei mai pubblicato nei vari studi sull'armistizio, è riportato inte-
gralmente nel tomo 2 dell'op. cit. I.H.R.A., Mussolini e Pélain ...
(17) M. Sarraz-Bournet, Témoignage d'un silencieux, Parigi, SELF, 1948, p. 15.
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