Page 272 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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E dopo Bellevue tutto filò liscio quanto al «conto» che l'Italia stava preparando
               alla Francia ed alla Gran Bretagna. E se ci volessimo fermare al1940 tutto sembrava
               confermare che le  «rinunce» italiane nei confronti della Francia non fossero  altro
               che espedienti momentanei rivolti più agli italiani in guerra che ai francesi di Vichy
               o di de Gaulle. La posizione di Mussolini al riguardo non mancherà di manifestarsi
               appieno nei suoi colloqui con i vari presidenti della speciale Commissione Italiana
               di Armistizio con la Francia, e specialmente con il gen.  Arturo Vacca Maggiolini
               nelle molte occasioni di discussioni circa l'avvenire dei rapporti con la Francia e cir-
               ca la politica che giorno dopo giorno la CIAF era chiamata a svolgere nella Francia
               controllata dalle autorità italiane di armistizio a partire da Torino. E tutto ciò, natu-
               ralmente senza tenere conto dell'aspetto pubblico del rivendicazionismo fascista che
               potrebbe fare deviare ogni retto giudizio. La parte propagandistica voluta dal fasci-
               smo dopo la «vittoria» sulla Francia escluderebbe ogni cedimento ed ogni conces-
               sione alla Francia di Vichy.  Curiosamente il tenore degli  atti armistiziali è invece
               denso di accondiscendenze verso la Francia, la cui delegazione è ricevuta in un cli-
               ma «cordiale» sia da Ciano sia da Badoglio,  ma questa situazione non esclude che
               il fondo del pensiero di Mussolini sia d~ severa condanna della Francia stessa così
               come non appariva dai documenti pubblici.
                   In questo rientra il terzo aspetto delle questioni che ci siamo poste all'inizio,
               e cioè sapere quale ruolo era chiamato a svolgere,  nel1940 quella strana struttura
               che Mussolini crea per gestire la vittoria sulla Francia e cioè la CIAF. Innanzitutto
               va notato che questa Commissione risulta frutto della volontà del Duce più che di
               un'esigenza obiettiva. Si può arguire che essa era stata creata quasi a contrapeso di
               quella germanica, ma tale raffronto non regge in quanto realmente la Commissione
               tedesca aveva da amministrare quasi tre quarti del territorio francese metropolitano
               e una serie di questioni specifiche connesse a situazioni che all'Italia non toccava
               per esempio quasi  un milione e  mezzo di prigionieri,  ecc..  Pertanto la  nascita di
               questo organo sembra più frutto della volontà del Duce che dell'obiettiva necessità
               di governare l'armistizio. Ed anche qui è la situazione interna italiana che pare pre-
               minente: con la creazione a Torino, e non a Roma, di un struttura militare non sog-
               getta allo Stato Maggiore, ma direttamente a Mussolini, sembra che vi sia da parte
               del Duce una chiara volontà di sottrarre ai  Ministri,  ai Ministeri ed a Roma ogni
               decisione nei riguardi della futura politica italiana verso la Francia, quasi non fosse-
               ro questi centri del potere del governo fascista affidabili per i compiti che Mussolini
               voleva svolgere con la Francia di Vichy.  Torino,  tornata capitale, almeno per i rap-
               porti armistiziali con la Francia, pare rappresentare un utile elemento di allontana-
               inento dalle diatribe che, all'interno di fascismo e nella capitale, si stanno svolgendo
               ed alla  cui perversa conseguenza Mussolini  fa  risalire  ogni  colpa per la  mancata
               avanzata militare italiana nel cuore della Francia del Sud. Il fatto stesso .che fu chia-
               mato  a presidere la CIAF il  Comandante della Prima Armata,  delle Alpi,  il gen.
               Pietro Pintor, voleva significare, da una parte, che si trattava di una partita ancora
               aperta e che, dall'altra, l'intera responsabilità della evoluzione dei rapporti tra l'Ita-
               lia e la Francia era devolutà  ad un organo nuovo e personalmente controllato dal
               Duce.  Da una parte il rigore oltranzistico del «vittorioso» e dall'altra un possibili-
               smo che non si esprimerà nel1940 ma aveva a che fare con i piani di pace che, quasi
               in segreto, Mussolini nutriva quanto al Nuovo Ordine Mondiale.  Sul primo punto
               interessante appare la lettura degli Appunti che sulla CIAF, lo stesso Pintor conse-
               gnò il 25 giugno al gen. M. Roatta nella sua veste di Sotto Capo di Stato Maggiore

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