Page 267 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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dualis~o tra generoso e oltranzista a proposito della futura condotta dei due nei
confronti della Francia vinta. Ciò non è vero, in quanto, se vi è stata da parte di
Hitler quella preoccupazione di non invadere tutta la Francia per non favorire la
creazione di un Governo francese in Inghilterra o altrove e di permettere l'esistenza
di un governo francese in Francia che fosse l'unico responsabile giungendo persino
Hitler ad affermare, secondo Roatta: «Se noi avessimo potuto pensare che, non occu-
pando Parigi, il Governo francese vi sarebbe rimasto, non avremmo occupato Parigi»,
ciononostante le idee di Hitler a proposito di occupare e di mantenere ciò che è
già occupato e di vedere l'Italia occupare ciò che la richiesta dell'armistizio da parte
della Francia non ha consentito all'Italia di occupare.
Da quelle affermazioni di Michel nacquero quasi di conseguenza le successive
affermazioni di storici francesi che radicalizzarono ciò che Michel non aveva scritto
ma aveva lasciato nel vago. ll Launay, per esempio banalizza Monaco: <<A Monaco,
Mussolini dovette moderare le sue pretese. Non era questione di una frontiera franco-
italiana lungo il corso del Rodano come lo pretendeva l'Italia. Chi era il padrone della
situazione? Evidentemente non il Duce. E quindi dovette ubbidire ... » (4). E da qui il
passo verso la leggenda è breve ed il Launay Io compie: «Hitler aveva bisogno di una
Francia risparmiata, quasi privilegiata». L'alleato veniva sacrificato ai propri disegni.
Ed un altro illustre studioso, Pierre Queuille scrive proseguendo lungo la stessa
linea interpretativa: «nei fatti e senza indugi conformandosi in ciò agli accordi di Mo-
naco, l'Italia si era piegata alla pressione tedesca ancor prima che avesse' inizio il nego-
ziato a Roma (con la delegazione francese) ... » (5). Si può dire che questa visione mo-
notona si ripeta sempre e ciò ha a che fare anche con il massimo storico del periodo
della Francia di Vichy, Robert Aron, il quale non ha esitazioni circa il dualismo au-
toritario che esistette anche a questo riguardo tra i due alleati-nemici scrivendo tra
l'altro: «Hitler all'inizio tenttJ di non abusare troppo della sua vittoria. Nel corso di
un incontro che ebbe luogo il18 giugno con Mussolini, si era attivato per moderare le
richieste italiane. Il Duce ... avrebbe voluto approfittare dei suoi successi in extremis ...
Se Hitler si oppose a queste richieste ... non fu evidentemente per simpatia nei con-
fronti della Francia ... ». Anche Io stesso Jean Baptiste Duroselle insistette più tardi
nel ricordare che «la moderazione di Mussolini gli fu imposta da Hitler. .. » (6).
Ma non valgono !ìOlo citazioni di storici e studiosi francesi; qualcuno in Italia
ha pur evocato il problema, ma dominata com'era la scena da questa visione, l'ha
senz'altro adottata. Vogliamo alludere ad uno dei pochi attenti studiosi italiani della
Francia di Vichy, Maurizio Serra, il quale insiste sulla presunta imposizione hitleria-
na: « ... Alle smodate richieste del Duce fu il Fiihrer a reagire cautamente, tant'è vero
che non concesse all'Italia di occupare la Tunisia ... ». Ed anche: ~ ... Vi era poi una zona
di occupazione italiana, concentrata intomo a Mentone, di trascurabile estensioNe giac-
ché Hitler aveva imposto a Mussolini di /imitarla ai territori effettivamente conquista-
ti ... » (7).
(4) M. Launay, L'armistice de 1940, Parigi, P.U.F., Dossier Clio, 1972, p. 29.
(5) P. Queuille, Les décisif armistice franco.-italien (2.3-24 ;t4in 1940), in «Revue J'histoire Jiplomati-
qun, genntJio-giugno 1976, p. 104.
(6) R . .Aron, Histoire de Vichy 1940-1944, Parigi, Fayud, 1954, p. 74.
J.B. Dwoselle, Le gouvemement de Vichy /ace à I'Italie, nell'opera collettiva Italia e Francia
1939-194.5, a cura di J.N. Duroselle e E. Serra, Milano, 1984, p. 83.
(7) M. Serra, Una cultura dell'autorità: "f Francill di Vichy, Bari, Laterza, 1980, p. 7.
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