Page 264 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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è che fu la guerra a imporre· poi i potenziamenti e le superiorità per .chi fu in grado
              di realizzarsi,  grazie alle  proprie capacità economiche e produttive unite a quelle
              di altri alleati. Per chi non poté fruire di una condizione favorevole della guerra eco-
              nomica, il declii1o  e la sconfitta furono  ineluttabili.
                  Se una morale si può trarre da· tutto questo e a valere per l'oggi, è che uno stru-
              mento militare, in specie quello navale, va tenuto, anche nei cicli di pace e di disten-
              sione, nelle condizioirl non solo di prontezza operativa ma di forze rispondenti alle
              esigenze di sicurezza e di difesa del Paese, perché le crisi, e ne abbiamo storicamen-
              te prove a non finire anche nell'attualità, scoppiano in tempi brevi e bisogna pertan-
              to avere subito forze sufficienti disponibili, tenute al massimo dell'efficacia, dell'ef-
              ficienza,  della preparazione.  Se malauguratamente la crisi dovesse prendere tempi
              lunghi, allora assume vitale importanza la capacità economica e produttiva del Pae-
              se e dell'alleanza a cui può appartenere. Questo può essere un insegnamento da trar-
              re  dall'esperienza di cinquanta anni orso~o.


              Conclusione

                  La Marina italiana entrò in guerra pronta e preparata per quel che essa era e
              che poteva essere, certo l'entità militare più organizzata del Paese.  Lo dimostrò an-
              che col fatto che a fine maggio 1940 il suo stato di mobilitazione era del 90% per
             il naviglio e di altrettanto circa per i servizi costieri. Se tutto quanto era mobilitato
              fosse  poi sufficiente e  adeguato per il tipo di guerra che si stava per affrontare è
             un discorso del tutto diverso.  Sappiamo infatti .dei gravi limiti che penalizzavano
             la  Regia  Marina sia strategici,  sia  tattici,  sia logistici e  addestrativi,  sia  tecnico-
             operativi e sorrattutto la mancanza di una valida esperienza di guerra navale e quin-
             di di arte de  comando in mare.
                  Pur con queste limitazioni la Regia  Marina seppe,  tra l'avarizia dei risultati,
             scrivere inolte belle pagine attraverso il sacrificio, il coraggio e la capacità di pochi
            · uomini dei suoi mezzi d'assalto, di quelli delle missioni estreme delle unità di scorta
             ai convogli,  di quelli delle missioni spesso drammatiche dei sommergibili.
                  Il tutto fu dovuto ai comandanti di unità, agli ufficiali, ai sottufficiali, ai mari-
             nai a bordo di quelle martoriate unità navali.























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