Page 261 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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quando furono invece le disparità di opinioni all'interno della Marina e l'indecisio-
ne dei massimi Capi navali a indurre il Duce e l~ronautica a sollevare riserve. Ciò
provocò, non va dimenticato, la rinuncia esplicita della Marina alle portaerei nell'a-
gosto 1925, nel gennaio 1928 e nel marzo 19.38. Negli intermezzi~ assente ogni
definitiva linea di orientamento come ogni ferma presa di posizione sull'argomento.
Rilevo tuttavia che gli avvenimenti bellici, salvo in qualche sporadico episodio,
hanno dimostrato che il problema delle portaerei non era cosl vitale nella realtà del-
la nostra guerra marittima - un paio di unità non avrebbero modificato il corso
degli avvenim~d - in quanto poco avrebbero potuto contribuire alla difesa del
nostro traffico che fu la vera e sola nostra guerra marittima. Discorso diverso sareb-
be s~to invece quello di una vera e propria aviazione navale. .
E noto che l'impòstazione strategica data alla Marina tra il19.3.3 e il1940 con-
teneva sottovalutazioni e ritaldi in campo tecnologico e quindi qualitativo, e lacune
di rilievo nell'addestramento al combattimeno. Allora si può concludere che la Ma-
rin"' era impreparata alla guerra?
Direi proprio di no: sia perché la Marina, ogni Marina, è un'entità politico-
strategico-militare che istituzionalmente e per sua stessa natura deve essere sempre
pronta ad un elevato grado di mobilitazione anche in pace; sia perché, tra le Marine
belligeranti nel 1940, quella italiana non era certo quella che stava peggio.
Stato comparativo deDa pzeparazione deDe Pone
Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, ogni nazione aveva avviato
programmi di potenziamento e ammodernamento delle Forze navali, tutti calibrati
per scadenze che si ponevano tra il1942 e il1946. Si è visto che quelli italiani pone-
vano le scadenze di completamento nd 1942-4.3, quelli tedeschi prevedevano addi-
rittura il 1946 come data di realizzazione del famoso e ambiziosa Piano Z che
avrebbe portato la flotta a 28 navi da battaglia di vario tipo, a 4 navi portaerei, 49
incrociatori, 158 siluranti, .300 sommergibili. La scadenza del194.3-44 era prevista
dalla Marina britannica come quella del completamento dei suoi programmi di am-
modernamento con le 5 navi da battaglia della classe «King George V-,, le 6 portae-
rei della classe «1llustrious-,;i 9 incrociatori leggeri della classe «Fiji-, e i 10 antiarei
della classe «Dido•, nonché caccia, nuove navi scorta, ecc .. La flotta francese, men-
tre attendeva il completamento in corso delle navi da battaglia Richelieu e ]ean Bart,
prevedeva intorno al 194.3-44 l'immissione in Squadra delle 2 aggiuntive corazzate
Clemenceau e Gascogne, deUe portaerei ]offre e Pain/evé e di altre unità minori, tra
cui una ventina circa di sommergibili.
Delle Marine coinvolte inizialmente. in guerra, nessuna era al ,completo deDa
preparazione e dei programmi.
Vale in proposito la riflessione, valida anche oggi, che quando scoppiano le cri-
si, quello che conta sono le forze pronte e queste vanno tenute ad un liveDo accetta-
bile di dissuasione e di reazione. Se poi il conflitto, come l'ultima guerra· mondiale,
si prolunga per anni è chiaro che, sulla lunghezza, più importanza delle forze pronte
assume il peso specifico della mobilitazione della struttura economico-produttiva
che ogni belligerante ha.
La Marina germanica entrò nel conflitto con una modesta flotta di superficie,
tra unità in servizio e in allestimento: si trattava delle corazzate Bismarck e nrp;~,
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