Page 259 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Scetticismi certamente ci furono in Marina, però, specie scendendo per la scala
gerarchica, il convincimento per l'entrata in guerra aveva una sua diffusione. I dis-
sensi, nel1940, furono comunque taciuti davanti alle aspettative di una rapida con-
clusione del conflitto, provocate da una troppo superficiale fiducia nelle travolgenti
e brillanti vittorie germaniche. Non mancò anche, sentimento umano e spiegabile,
soprattutto nei gradi meno elevati, l'ardore quasi sportivo di potersi misurare con
un grande avversario. Ma la guerra non fu e non è una partita di calcio né un incon-
tro di pugilato, e per misurarsi con certi avversari occorre avere, se non proprio le
sue stesse risorse morali e materiali, almeno il suo stesso spirito combattivo, i suoi
stessi comportamenti e convincimenti. Ai vertici di comando, sia a terra sia in mare
questo animo non ci fu. Motivi e spiegazioni ne sono stati dati ed altri ancora se
ne potrebbero dare, tuttavia rimane il fatto concreto che solo nelle imprese di pochi
uomini, in quelle di comandanti di singole unità e di piccoli reparti navali, la Regia
Marina riuscl a dimostrare aggressività e convincimento nell'azione, capacità di ra-
pida decisione, risolutezza nel rischio, ottenendo cosl anche qualche risultato e co-
munque arricchendo di grandi valori la sua ancor giovane tradizione. Purtroppo
questa non si è potuta arricchire altrettanto con la condotta strategica e tattica dei
grandi Comandi.
D'altra parte, questi risultati sono l'interfaccia di una realtà del nostro Paese
e della sua gente: capaci di grandi imprese individùali, disadatti in quelle d'insieme.
P!eparazioneoperativa
La «grande Marina», quella che affrontò la guerra, fu costruita in massima par-
te tra il192.3 e il19.34. In quegli undici anni furono costruiti o impostati 7 incrocia-
tori pesanti, 12 leggeri, 40 tra esploratori e cacciatorpediniere, 6 torpediniere, 54
sommergibili. Tutte unità che, in parte, nel. 1940 avevano già raggiunto o stavano
per raggiungere la loro mezza età. Tutte navi costruite in base al disegno strategico
e alla dottrina d'impiego sviluppati sotto le amministrazioni degli ammiragli Thaon
di Revel e Sirianni. Una Marina quindi di connotazioni leggero-velocistiche in su-
perficie e di massa sommergibilistica, con le navi da battaglia poste in seconda prio-
rità. D tutto in diretta e pressoché esclusiva. contrapposizione alla Marina francese.
Nel19.3.3, l'ammiraglio Domenico Cavagnari fu posto a capo della Marina. Da
quel momento la Marina mutò indirizzo: fu abbandonato il concetto che privilegia-
va la componente del naviglio leggero e subacqueo coll'appoggio essenziale dell~
viazione, navale o meno, e fu abbandonato anche quel modello d'impiego che di-
scendeva dalla visione di una guerra marittima italiana, consistente nei termini es-
senziali della difesa del traffico, della difesa dei confini marittimi e dell'offesa velo-
ce contro il naviglio avversario, ogniqualvolta si fosse presentata la vantaggiosa con-
dizione.
Cavagnari preferl la dottrina della ricerca della grande battaglia navale quale
evento risolutivo di una condizione bellica in mare, favorendo in tal modo lo svilup-
po delle grandi corazzate. Della impostazione precedente, Cavagnari mantenne l'at-
tenzione verso la guerra dei sommergibili, di cui intravide la corretta idea dell'im-
piego a gruppi, impiego che poi non fu praticato o quando, sporadicamente ciò av-
venne, per ragioni addestrative e tecniche, non dette i frutti attesi, comunque lonta-
ni da quelli ottenuti dai «branchi di lupi» degli U-boote tedeschi.
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