Page 260 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 260
Fu così avviata la ricostruzione delle vecchie quattro navi da battaglia esistenti
e intrapresa la costruzione delle quattro moderne della classe «Vittorio Veneto», ol-
tre a quella di numerosi sommergibili.
Esigenza avrebbe voluto che assieme a queste unità fosse avviato un program-
ma di nuove navi che ringiovanissc:_ro e potenziassero la componente incrociatori e
la componente cacciatorpediniere. E pur vero che sulla carta fu previta la costruzio-
ne di 2 incrociatori della classe «Ciano», di U supercaccia della classe «Capitani
Romani» e di 12 cacciatorpediniere della 2 1 serie della classe «Soldati». Ma per rea-
lizzare queste unità ci sarebbero voluti stanziamenti ben più cospicui di quelli, pe-
raltro già notevoli, destinati alla Marina.
Insomma, la componente delle navi da battaglia e quella dei sommergibili as-
sorbirono ogni risorsa finanziaria disponibile, lasciando le briciole per il resto. Pur
con ciò, quando si trattò di impostare la corazzata Impero, quarta e ultima unità del-
la classe «Vittorio Veneto», ci si dovette affannare per trovare il denaro necessario
per costruire lo scafo tanto da riuscire a vararlo, e a quello stadio poi rimase. Siri-
nunciò comunque agli incrociatori della classe «Ciano», i «Capitani Romani» furo-
no ridotti da U a 8 con successive molte difficoltà, dovute alla guerra, che consenti-
rono il completamento di soli 3 esemplari; i caccia della classe «Soldati» furono rin-
viati ai finap.ziamenti di guerra, a partire dall'ottobre 1940, e solo 5 riuscirono a
prendere il mare.
La strategia Cavagnari bloccò, intorno al binomio corazzate - sommergibile,
ogni altra possibilità di sviluppo della Marina. Il pensiero di Cavagnari puntò sul
mito della ricerca della grande battaglia navale e non tennè conto di una realtà evi-
dente, che negli studi era stata pur messa di frequente in evidenza: cioè che la guerra
in Mediterraneo sarebbe stata principalmente una guerra combattuta intorno al
traffico italiano tra la madrepatria e le province libiche. A noi dunque il compito
di scortare e proteggere in nostri flussi di approvvigionamenti, agli altri quello di
attaccarli.· Per gli avversari il traffico mediterraneo era un'opzione tra altre soluzioni
se non addir~ttura la messa in pratica di dimostrazioni di controllo delle acque.
Non era tanto con la squadra da battaglia che avremmo dovuto contrastare il
nemico e cogliere dei risultati, quanto con l'azione decisa e a fondo del naviglio leg-
gero e sottile, dei sommergibili, degli aerei. La lezione, mutuata in parte dai tede-
schi, la mettemmo in pratica nella battaglia di Mezzo-Agosto 1942: tropPe> tardi,
perché lo facemmo alla vigilia del ribaltamento dello scenario strategico mediterra-
neo, che avverrà nel novembre 1942 con gli sbarchi anglo-americani in Nord Africa.
Dietro l'ombra delle corazzate che, secondo la strategia adottata, avrebbero do-
vuto assicurare il controllo del Mediterraneo centrale ed oltre, vi eranG vuoti e lacu- ·
ne non trascurabili, tra cui quello della mancanza del naviglio specializzato per la
difesa del traffico: solo 4 avvisi-scorta e un cacciasommergibile sperimentale,
La filosofia di quella preparazione fu tutta una disillusione. Anche la teoria
della massa sommergibilistica, cosl come l'avevamo preparata, fu molto deludente,
specie nel Mediterraneo, e pagammo un alto prezzo. Attraverso il sacrificio otte-
nemmo il compenso morale di un comportamento di comandanti e di equipaggi dei
sommergibili che è poco definire eccezionale e valoroso, certo una delle pagine più
degne della nostra breve storia sul mare. La strategia Cavagnari trascurò l'aspetto
aereo·della guerra sul mare. Fu il coronamento di quella triste, se non grottesca, vi-
cenda sull'aviazione navale e le portaerei, che per anni si è. voluta imputare esclusi-
vamente all'opposizione preconcetta dell~ronautica e dello stesso Mussolini,
258