Page 269 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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a concludere. Hitler è ormai il giocatore che ha fatto un colpo gobbo; vuole alzarsi dal
tavolo e non rischiare più oltre ... ». Ma pur essendo chiaro questo elemento da parte
germanica, non va dimenticato che, secondo i documenti, la tesi italiana delle occu-
pazioni in Europa ed altrove a danno della sovranità francese non fu sconfitta; anzi,
secondo il Sotto Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, gen. Mario Roatta, presente
anch'egli all'incontro, fu proprio su richiesta germanica che l'intero piano di occupa-
zione italiana della Corsica, della Tunisia, di parte dell~lgeria e di parte del territo-
rio metropolitano francese (la Provenza) fu convenuto. A posteriori possiamo avere
anche una conferma clamorosa della mancata imposizione germanica a proposito di
queste rivendicazioni territoriali italiane: il21 giugno il testo «definitivo» del testo
armistiziale da imporre alla Francia era pronto ad esso, ora che. lo si conosce non
vi sonp dubbi possibili, comportava l'intero apparato delle occupazioni italiane; la
sequenza completa è stata da me resa nota di recente e ritengo che quella versione
possa essere qui riportata quale ultima ed unica spiegazione della stesura di questo
testo armistiziale. Colui che meglio spiega l'iter redazionale del primo documento
è il gen. Fandella che precisa che alle 11,45 del20 giugno il capo di S.M. mar. Bado-
glio telefonò al suo Sotto Capo di S.M. gen. Roatta per la compilazione della con-
venzione di' armistizio che avrebbe dovuto avere quale testo di riferimento il testo
che le autorità tedesche avevano compilato per il loro armistizio con la Francia. Lo
scopo era quello di dare sì due testi di armistizio, una autonoma struttura, ma armo-
nica nel loro apparato formale. Invece il testo-bozza tedesco non giunse ed il gen.
Roatta, con l'amm. De Courten ed il gen. Perino, estensori tecnici del testo italiano,
decisero quindi di rifarsi a quelli del 1918 conclusi a Villa Giusti e a Compiègne.
Solo a redazione conclusa giunse direttamente da Compiègne tramite un ambascia-
tore italiano a Berlino Dino Alfieri, un sunto del testo di armistizio presentato ai
francesi dal governo tedesco. In esso osservò Mussolini che aveva convocato per
l'occasione Badoglio e Roatta (alle 19,45 del21 giugno) l'accordo di Monaco pareva
integralmente rispettato da Hitler. Proprio a questo punto avvenne l'imprevisto:
Mussolini mutò parere su aspetti fondamentali del testo di armistizio con la Francia
annullando l'insieme delle clausole di occupazioni-rivendicazioni e quelle relative
alla consegna di navi e di aerei. Era una vera bomba di 'cui Roatta sèrive nel suo
diario: «Mussolini a sole nove ore di distanza da quando lo aveva approvato (il corsivo
è di Roatta) stabilì che le truppe italiane avrebbero dovuto mantenere occupato solo
il territorio francese metropolitano che fossero riuscite materialmente a conquistare
coll'offensiva in corso s1,1lle Alpi dal 18 giugno» (11).
Se questa è la cronistoria fedele degli eventi decisivi che portarono agli accordi
di Villa Incisa, ci si può legittimamente chiedere quali furono i motivi che indussero
Mussolini a compiere questo improvviso voltafaccia, essendo ben chiaro e definito
che tale decisione non gli fu imposta da chichessia e tanto meno da Hitler. Anche
qui la spiegazione ce la offrono le memorie di coloro che attorno al Duce stavano
in questi gioni e che lo fanno assai contrariato per l'andamento delle operazioni bel-
liche in generale e di quelle contro la Francia in particolare. Ciano lo nota nel suo
Diario: «M.ussolini è molto umiliato dal fatto che le nostre truppe non hanno fatto un
passo avanti . .. .In Libia un generale si è fatto prendere prigioniero. Mussolini se la pren-
(11) M. Roatta, Otto milioni di baionette. L'Esercito italiano in guerra da/1940 a/1944, Milano, Mon-
<Lldori, 1946, p. 102.
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