Page 95 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LA  PRESENZA GERMANICA  NELL'ITALIA  DEL  NORD                     95

                    Tuttavia la collaborazione poteva essere ottenuta soltanto attraverso
               un consenso, almeno parziale. Il minimo del consenso consisteva nel fatto
               che la parte maggiore della popolazione italiana, ed in primo luogo i venti
               milioni di abitanti dell'Italia settentrionale fortemente industrializzata, si
               mantenesse  tranquilla  e  tollerasse  il  regime  di  occupazione.
                    Se  le masse fossero  entrate in agitazione,  avessero organizzato scio-
               peri o rivolte o addirittura avessero imbracciato le armi contro la potenza
               occupante ed i suoi collaboratori attivi, il consenso minimo sarebbe stato
               in pericolo.  Rispondere con la  mera repressione  a  tale atteggiamento di
               rifiuto avrebbe significato mettere del tutto in forse la strategia della colla-
               borazione. Perciò per Rahn dovette essere di particolare importanza la pos-
               sibilità  di  ottenere  il  controllo  sulla  politica  italiana  delle  altre  istanze
               tedesche,  soprattutto se  essa  era tale da danneggiare  i  meccanismi  della
               collaborazione. Ciò  riguardava in primo luogo il  programma di recluta-
               mento e di prelievo del plenipotenziario generale per l'impiego della ma-
               nodopera, ma anche quello degli  uffici del  Reich  addetti agli armamenti.


               Problemi e  prospettive di ricerca
                    L'indagine di Klinkhammer mostra con efficacia la complessità della
               struttura politica e militare dell'occupazione tedesca,  correggendo in tal
               modo l'interpretazione tendenzialmente monolitica fornitane dal pionie-
               ristico  lavoro  di  Colloni.
                    Ma anche il volume di Klinkhammeer è opera pionieristica, sicché
               non a  tutti gli  interrogativi  posti  riesce  a  dare risposte convincenti.  Ne
               scegliamo uno soltanto, ma di sicura pregnanza: il ruolo della Repubblica
               Sociale Italiana. Fino ad oggi "la ricerca  italiana è stata influenzata da una
               visione un pò contraddittoria del fascismo di Salò.  Infatti, da un lato il fascismo degli
               anni 1943-45 venne demonizzato a causa del suo potenziale di repressione, dall'altro
               nell'uso linguistico venne addirittura minimizzato", avverte Klinkhammer riferen-
               dosi a definizioni "quali 'i repubblichini',  'Stato fantoccio ',  'Stato farsa ' general-
                                                                                6
               mente  usate  nella  storiografia  di sinistra  nei  confronti  dei fascisti  di  Salò" .<>
                    Invece l'esistenza del governo italiano in molti casi poteva comportare
               per la popolazione del paese occupato una situazione più vantaggiosa di
               quel che sarebbe stato un dominio tedesco diretto. "Questo aspetto viene però
               sottovalutato se la 'Repubblica' fascista viene definita unicamente una farsa statale,
               secondo  uno dei più diffusi modelli interpretativi utilizzati nella letteratura divul-
                                                                                   7
               gativa,  ma talvolta anche nella storiografia sulla Repubblica Sociale  Italiana''. < >

               (6)  Ibid.,  p.  18 e  441  (per  la  cit.).
               (7)  Ibid. , p.  101.








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