Page 466 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               con essi. Non certo  a  quella  "istituzionale",  perché questa  è una  nuova
               trappola  dei  politici,  estranea  del  tutto  ai  combattenti  onesti  dell'una  e
               dell'altra  parte.
                    Ma la cosa forse più vitale - e che costituisce un passo di importan-
               za  storica verso la verità- è stato dato dall'analisi di quel momento cru-
               ciale che è l'insurrezione. Si è infine ammesso che l'Italia non è stata liberata
               -come per un colpo di bacchetta magica- il25 aprile, data in cui l'ordi-
               ne  alle  forze  partigiane di  muovere sulle  città era  appena  stato  dirama-
               to.(5)  A  Torino  (che,  a  differenza  di  altre  grandi  città  non  cadde  per
               compromesso) i combattimenti di strada continuarono fino  al  28 e fuori
               città anche oltre;  solo  il  29 aprile tutte le  forze  tedesche (e, quindi, della
               R.S.I.) firmarono a Caserta la resa senza condizioni nelle mani degli Allea-
               ti  ed  il  2  maggio  fu  proclamata la  fine  delle  ostilità  in  Italia. Tutto  ciò
               in contrasto con la caterva di inesattezze (e  talvolta di falsità  di cui sono
                                                                                  6
               zeppi  i  testi  scolastici  dell'era  non  rimpianta  del  "consociativismo").<>
                    Questo non significa sminuire il grandioso evento della Liberazione
               (e come potrebbero volerlo sminuire coloro che vi presero parte, che vide-
               ro cadere i loro compagni d'arme, che sovente vi versarono il loro stesso
               sangue?). In realtà la battaglia della Liberazione ne esce ingigantita perché
               se  ne  vede  infine la  complessità, le  difficoltà  sovente estreme,  l'esigenza
               di  affrontare  un  nemico  ancora  preponderante e  risoluto  a  combattere,
               la  vastità della grande battaglia che abbracciò ad un tempo le  montagne
               e le  valli  partigiane,  le  strade e le  officine  della  città,  il  fronte  impervio
               degli Appennini, i cieli, lo stesso mare. No, le mura nemiche non caddero
               come al suono delle trombe di Gerico: si dovettero espugnare con una lot-
               ta  sanguinosa  e  difficile,  da  Torino  fino  al  corso  del  Senio.
                    Fu la presenza ormai dominante delle forze alleate che rese possibile
               l'insurrezione:  altrimenti  essa  non  si  sarebbe mai  potuta  realizzare.  Ma
               i partigiani del Corpo Volontari della Libertà, i civili che li aiutarono vali-
               damente, i paracadutisti della "Folgore" lanciatisi dietro le linee tedesche,
               i fanti  dei  Gruppi di  Combattimento che,  forzato  il  fronte appenninico,
               entrarono  per  primi  a  Bologna,  pur  non  avendo  liberato  essi  l'Italia,


               (5)  Personalmente lo ricevetti la  notte sul 25  aprile e durante tale giorno le nostre unità
                  si  misero  in  movimento  con  obiettivo  Torino.
               (6)  Si  veda l'interessantissima brochure di  Orlando Di Collalto,  1945-1 995,  un appello nel
                  Cinquantenario della Liberazione,  privatamente stampatO e che meriterebbe un vastissi-
                  ma  diffusione.








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