Page 465 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LA  GUERRA  DI  LIBERAZIONE:  CINQUANT'ANNI  DOPO                 457

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               che non si adeguavano allo schieramento ideologico "frontista" ,< l per cui
               accadde che le formazioni partigiane non "progressiste" "nel dopoguerra
               sono  state gratificate, quasi con spregio degli  appellativi  più diversi:  ba-
               dogliane,  monarchiche,  agnostiche,  e  questo  perché  non  riflettevano  un
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               colore politico di parte" ,<l  tutto ciò, per intenderei, è stato sommerso dal
               discredito.
                   La fine della "guerra fredda" con la sostanziale disfatta dell'imperia~
               lismo sovietico e dei suoi sostenitori un po' dovunque, la caduta del muro
               di  Berlino (e,  diciamolo apertis verbis,  il crollo dell'ultimo regime totalita-
               rio) hanno infine condotto a miglior consiglio tanti che erano stati artefici
               della "vulgata"; pubblicazioni che in passato avevano cercato di ignorare
               il fondamentale,  insostituibile contributo degli Alleati americani, inglesi,
               canadesi alla liberazione d'Italia (la  quale senza  di loro  non sarebbe mai
               stata realizzata), tanti che non avevano esitato a lanciare l'accusa infamante
               di "fascisti" agli eroici combattenti polacchi del generale Anders, tanti che
               avevano cercato in ogni modo di sottovalutare, di minimizzare, addirittu-
               ra di tacere il contributo di eroismo e di sangue dato alla guerra dai solda-
               ti,  dai marinai, dagli  aviatori  delle  Forze Armate,  dai  650 000 internati
               e dai partigiani non "allineati" con la politica della sinistra, sono in que-
               ste  manifestazioni  cinquantenarie venuti  a  Canossa.
                   Assieme al muro di Berlino, il muro della "vulgata" è andato a pez-
               zi.  Ne sono,  sì,  rimasti  ancora  cospicui  resti  (specialmente  ad  opera  di
               coloro che, come i dannati danteschi, hanno il volto distorto all'indietro);
               ma nel complesso si è respirata un'aria nuova, più serena, più critica, più
               onesta e si è infine riconosciuto che la Guerra di Liberazione non era, non
               è stata  mai,  monopolio  di  una  classe  o  di  un  partito o  di  alcuni  partiti
               ma patrimonio comune dell'intero Paese.  Ciò ha anche condotto a  com-
               prendere ed a  perdonare - se  non  a giustificare - l'opera di  quanti,  in
               buona fede, si schierarono dalla parte opposta. Nella loro generalità i com-
               battenti della Guerra di Liberazione sono apparsi pronti a stendere la ma-
               no ai  nemici di ieri,  sono apparsi inclini alla  riconciliazione individuale



               (3)  Si  vedano gli  attacchi  scagliati  non  solo  contro  persone  come  Edgardo  Sogno:  ma
                  come Enrico Martini ·  Mauri,  anch'egli  come  Sogno  Medaglia  d'Oro della  Guerra
                  di Liberazione e che fu  uno tra i maggiori comandanti di unità partigiane. In propo·
                  sito, cfr.: Aldo Spinardi, Mauri e i suoi,  Cassa di Risparmio di Cuneo,  1994, nonché
                  il bellissimo volume di ricordi di Enrico Martini-Mauri, Partigiani Penne  Nere,  Mon-
                  dadori,  Milano,  1968.
               (4)  Gildo  Milano,  in  Aldo  Spinardi,  op.  cit.,  p.  24.








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