Page 464 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              cazioni  di  questo  cinquantenario,  si  ritireranno  tra le  pagine  dei  libri;
              l'aridità della critica sostituirà il palpito della vita; si spegnerà il fragore
              delle battaglie che queste ultime manifestazioni avevano saputo ridestare
              in  maniera  tanto  immediata.
                   E in fondo è bene che sia così. Trascorso mezzo secolo, è giunta l'ora
              della meditazione critica, l'ora dell'apprezzamento e della valutazione scien-
              tifica che le passioni ancora deste dei partecipanti non potevano che osta-
              colare. Ciò significherà anche - o dovrebbe significare - lo spegnersi delle
              polemiche e l'acquisizione di  un momento  storico  insostituibile al  Pan-
              theon che  racchiude le  vicende più alte  della  Patria.  I  combattenti ed i
              Martiri delle formazioni partigiane in Italia e all'estero, delle Forze Arma-
              te, dei campi di internamento, di concentramento e di sterminio prende-
              ranno  il  loro  posto  nella  memoria  storica  accanto  a  tutti  quelli  delle
              generazioni  passate che  costruirono  e  difesero  questa  nostra  Italia.
                   A coloro dunque che, come l'autore di queste righe, rivestono ad un
              tempo la qualifica di storici e di combattenti della libertà, spettano oggi
              le  ultime parole che chiudono un'era. Qual' è il bilancio che essi credono
              di  poter trarre alla  fine  di  questa  ricorrenza  cinquantenaria?

                   Un a prima, felice constatazione è che pare si sia giunti - se non alla
              caduta - almeno alla messa in mora di quella visione partitica (e sostan-
              zialmente contraffatta) della Guerra di Liberazione che il maggior storico
                                                                     2
              del  fascismo  ebbe giustamente a  definire una  "vulgata" .< >
                   Le più smaccate versioni di parte, le quali giungevano fino ad igno-
              rare ed a sottovalutare tutto un vastissimo settore della Guerra di Libera-
              zione (i combattenti delle forze armate, i partigiani all'estero, gli internati
              militari, i  partigiani autonomi, per intenderei) allo  scopo di accreditare
              una versione così detta "democratico-progressista", e che giungevano fi-
              no a tacciare di "fascismo" (tanto, le parole non costano nulla) tutti quei
              combattenti e quei personaggi di primo piano nella Guerra di Liberazione



              (2)  Renzo De Felice, Rosso e Nero, a cura di Pasquale Chessa, Baldini &  Castaldi, Milano,
                 1995, p. 8  sg.  È a proposito della (fasulla) versione partitica della guerra di libera·
                 zio ne che il De Felice (ibid,  p. 86) parla di  "baracca resistenziale". L'espressione è
                 senz'altro infelice: ma leggendo il contesto si comprende che non vi era nello storico
                 alcun  intento diffamatorio della  Resistenza  che egli  considera,  invece,  "un grande
                 evento storico" (ibid,  p. 45). Cosa che Lucio Cecchini ("Patria Indipendente", a. XLIV,
                 n.  14/15,  10-24  settembre  1995, p.  35)  mostra  di  non  aver  compreso.








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