Page 85 - Fiori della Pietraia - Invenzioni e Sviluppo delle tecnologie durante la Grande Guerra
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condividendo l’idea, per evitare al maestro un sicuro posto   fortuita reminiscenza rinascimentale, sul finire del XIX seco-
               nel martirologio della scienza, ripiegò sul vapore per spostare   lo, si realizzò che in un motore a combustione interna i cilin-
               uno stantuffo. Fu quella la premessa della macchina a vapore,   dri, oltre che  affiancati in linea lungo un albero, si potevano
               cioè del motore a combustione esterna, che in maniera sia pur   disporre anche radialmente intorno ad un albero. In pratica
               rudimentale lo stesso scienziato aggregò nel 1690, contribuen-  come le bocche da fuoco disegnate da Valturio: sotto l’aspetto
               do perciò a rinviare a tempo indeterminato l’elaborazione di   meramente dinamico la maggiore differenza fra quest’ultime
               un motore a combustione interna. Fu solo grazie ad un vero   ed i motori con i cilindri disposti come i raggi di una ruota,
               atto di fede, e non a caso a compierlo fu un religioso, che alla   definiti in breve radiali o impropriamente a stella, era nell’es-
               fine la ricerca ebbe un esito positivo. Nel 1854 il matematico   sere il senso del moto impresso alle palle centrifugo e centri-
               padre Barsanti e il fisico Matteucci costruirono e brevettarono   peto, invece, quello impresso agli stantuffi, chiamati ormai
               il primo vero motore a combustione interna, di insignificante   abitualmente pistoni. Quale che ne sia stato lo stimolo inven-
               potenza. Negli anni seguenti, proprio come già accaduto con   tivo, dal punto di vista meccanico i motori a stella potevano
               le artiglierie, fu dapprima perseguito aumentando l’alesaggio   funzionare in due modi nettamente diversi: tenendo fissa la
               dei pochi cilindri, poi moltiplicandone il numero, affiancan-  stella dei cilindri, il moto alternativo dei pistoni avrebbe fat-
               doli su un’unica linea come in un organo o su due divarica-  to ruotare l’albero motore; per contro, tenendo fisso l’albero
               te a V. Magari del tutto inconsapevolmente, magari per una   motore, gli stessi pistoni avrebbero finito per ruotare insieme
                                                                       alla stella dei cilindri. I primi si definirono motori radiali fissi,
               In alto: Un rarissima foto del grande verricello per la manovra di rec-  i secondi rotativi, in apparenza del tutto simili fra loro, ma in
               cupero del dirigibile di Henri Giffard                  effetti talmente diversi da restringere il campo d’impiego del



                                                                                            parte prima - attinenze al volo      83
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