Page 315 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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GUERRA FREDDA                                         315


                                               Modello M1 americano


                  In apertura di capitolo si è detto che il modello ufficiale delle Forze Armate italiane tornò ad
               essere il modello 33. Questa scelta non escluse la possibilità però per alcuni reparti di singole
               istituzioni militari di adottare esemplari M1 statunitensi. A macchia di leopardo è possibile
               infatti rintracciare fotografie o esemplari del modello americano nella sua versione completa
               o solo nel sottoelmo di plastica. Senza poter disporre di adeguata documentazione normativa,
               si può dire che l’utilizzo maggiore di questo modello venne operato dall’Aeronautica militare,
               ma ne fece uso in minor proporzione anche la Marina, l’Esercito (carabinieri inclusi), il Corpo
               della Pubblica Sicurezza e il Corpo Militare della Croce Rossa. Per quest’ultimo il battesimo
               del fuoco, dopo le guerre mondiali, fu l’esperienza in Corea a partire dall’ottobre del 1951, di
               cui c’è un ampio corredo fotografico. Testimonianze riportano anche l’utilizzo del copricapo
               statunitense per la piccola aliquota della fanteria italiana inviata sempre lungo il 38° paralle-
               lo, con relativi fregi d’arma. Tuttavia non è possibile fornire una probatoria documentazione
               sull’effettivo uso in Estremo Oriente del suddetto copricapo. 488
                  L’utilizzo dell’M1 fu una scelta molto spesso di rappresentanza, visto che il liner dipinto con
               diverse tonalità poteva raggiungere lo scopo di praticità e leggerezza. Tuttavia l’Aeronautica lo
               impiegò sia in questo modo, sia per il servizio di vigilanza armata (V.A.M.) delle proprie istal-
               lazioni in alternativa del nazionale modello 33, ma anche per la banda musicale. Che esso fosse
               dipinto di bianco, azzurro o grigio-azzurro, il fregio giallo, sovente anche metallico in rilievo
               (di dimensioni diverse, senza una sua apparente logica) raffigurava un’aquila avvolta da serti di
               foglie, sottostante una corona turrita.
               Anche la Pubblica Sicurezza lo adoperò talvolta per cerimonie e simili; molto meno l’Esercito,
               anche se Bossi-Nogueira riporta il caso negli anni Settanta della vendita presso l’Unione Mili-
               tare di sottoelmi americani modificati per le cerimonie. 489




























                       Liner M1 per carabinieri (fregio al contrario) e relativo interno (collezione dell’Autore)



               488 R. Belogi, Il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, op. cit.; A. Brambilla-C. Rusalen, Di nuovo al fronte.
                   La Croce Rossa Italiana nella guerra di Corea 1951-1954, in «Uniformi & Armi», in 101, agosto-settembre
                   1999, pp. 29-31.
               489 E. Bossi-Nogueira, Storia dell’elmetto italiano, op. cit., p. 55.
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