Page 7 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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                                                 Presentazione








                        «Le Forze Armate concorrono con grande senso dello Stato e della responsabilità
                     al risanamento delle finanze pubbliche […] Eppure non protestiamo, non ci togliamo
                     l’elmetto,  siamo  orgogliosi  della  nostra  disciplina.  Chiediamo  solo  rispetto  e
                     consapevolezza, […] per una Istituzione che prima di ogni altra ha dimostrato di
                     volere e di saper migliorare se stessa e che poggia su quattro pilastri, virtuosi e
                     tutt’altro che virtuali, le tre Forze Armate e l’Arma dei Carabinieri».1




                        on queste parole il capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli
                        Mantelli, ha presenziato al varo della nave Carabiniere il 29 marzo 2014 a Riva Trigo-
               C so in provincia di Genova. L’aver affermato che (ancora oggi) il militare italiano non si
               toglie l’elmetto evidenzia – non solo in modo metaforico – la correlazione tra questo specifico
               copricapo e lo spirito operativo e di sacrificio delle nostre Forze Armate.


                  Sono passati esattamente cento anni da quando i primi soldati italiani indossarono nelle trin-
               cee del fronte alpino i pionieristici copricapi metallici da combattimento. Partendo da tale spe-
               cifica esperienza, questo equipaggiamento del militare è divenuto con gli anni così importante e
               così rappresentativo, da trasformarsi quasi nell’emblema stesso del combattente. Nel corso dei
               decenni la funzione dell’elmetto ha cambiato solo parzialmente il suo ruolo. Dal ritorno a un
               tipo di guerra con armi “medioevali” nelle trincee, nei lustri successivi il suo uso si è indirizzato
               verso funzioni più tecniche, facendo tesoro delle nuove esperienze del personale paracadutista
               o di quello impegnato nelle trasmissioni.
                  Durante il periodo tra le due guerre mondiali fu utilizzato prevalentemente con scopi di
               ordine pubblico, di rappresentanza o di propaganda, nella logica dell’esaltazione imperiale del
               regime fascista. Nel corso del Secondo conflitto mondiale, anche per via della non rosea prepa-
               razione industriale ed economica del Paese, si ripiegò a equipaggiare il combattente con elmetti
               di qualsiasi provenienza, non escludendo copricapi sottratti al nemico o, nel periodo della co-
               belligeranza, a quelli forniti dalle amministrazioni alleate.
                  Infine, in tempi recenti, si è visto il tramonto dell’elmetto in metallo, per fare posto in modo
               graduale a quelli più tecnologici in fibra, meglio rispondenti alle necessità operative del pro-
               getto Soldato futuro. Dopo il lungo periodo di pace armata dei due blocchi contrapposti, negli
               ultimi trentacinque anni, l’Italia ha cooperato concretamente alle più importanti missioni inter-
               nazionali.
                  In questa ennesima esperienza, anche con il nuovo elmetto in materiale plastico (secondo i
               casi ornato dal tradizionale piumetto da bersagliere o dalla penna per le truppe da montagna), il
               soldato italiano di terra, di mare e di cielo ha fornito un valido esempio di esperienza in qualsi-
               asi contesto operativo.




               1   http://www.difesa.it/SMD_/CaSMD/interventi/Pagine/CerimoniadelvarodiNaveCarabiniere.aspx
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