Page 257 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 255








                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    255




                      lonna Perrone continuasse la marcia oltre Caserta Vecchia nel mattino del 2,
                      quando il combattimento era finito fin dal pomeriggio precedente.
                         Perché l’armata garibaldina ebbe ragione del nemico? Per la inettitudine
                      dei comandanti borbonici? Non soltanto per questo. Numericamente inferio-
                      re e formata, come più volte dicemmo, da elementi eterogenei, malamente ar-
                      mati, imperfettamente equipaggiati, privi in gran parte di addestramento e
                      con deboli legami disciplinari, l’armata garibaldina fu vittoriosa per quella
                      immancabile prevalenza dello spirito sulla materia - per la quale molte volte
                      nella storia, i piccoli eserciti vinsero quelli numerosi, i deboli trionfarono sui
                      forti - perché inquadrata da comandanti esperti della guerra, valorosi e tena-
                      ci e che il comando ripetevano da Garibaldi, che conosceva gli uomini e sa-
                      peva scegliere i suoi.
                         Prevalse perché fu guidata da Garibaldi, che dominava il campo di batta-
                      glia da S. Maria a Maddaloni, colla sua prodigiosa personalità, presente ovun-
                      que le sorti pendevano incerte, non soltanto per provvedere come a un capo
                      si conviene, ma per lanciarsi egli stesso nel turbine della lotta, per incuorare
                      con parole di fiamma, per trafiggere l’anima dei paurosi e degli esitanti coi
                      suoi occhi fatali.
                         Garibaldi fu un condottiero? Dopo quanto dicemmo è possibile dubitarne?
                         Nella sua vita tempestosa, questo signore della guerra impegnò 40 com-
                      battimenti e ne vinse 37. Quando non battè il nemico, dal nemico non fu
                      battuto.
                         La natura gli dette una maschia originale bellezza, la forza e il coraggio, l’a-
                      more delle imprese difficili e meravigliose, la noncuranza del pericolo e il di-
                      sprezzo della morte, la fede in se stesso, la presunzione dell’invulnerabilità, il
                      senso profondo del terreno e dell’orientamento sulla terra e sul mare, l’intui-
                      to degli eventi e la prontezza della decisione, la virtù di non allarmarsi e di
                      non lasciarsi sorprendere, la passione della vita randagia e inquieta del solda-
                      to di ventura. La fortuna, amica sempre, gli sorrise.
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