Page 253 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 251








                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    251




                         Basti esaminare, nell’insieme e nei particolari, le azioni che egli preparò e
                      diresse e, per non uscire dal limitato campo del nostro studio, le operazioni
                      per il passaggio dello stretto di Messina, la celerissima conquista della Cala-
                      bria e la marcia che, colla rapidità della folgore e la maestà del trionfo, lo por-
                      tò fino a Napoli. Attraverso inevitabili errori e incertezze, dovuti assai spesso,
                      si noti, ai suoi sottoposti, è facile scorgere la bravura artistica di chi la guerra
                      conosce e la guerra sa fare. Situazioni critiche, gravi problemi, che avrebbero
                      affaticato la mente di esperti ufficiali di S.M, furono affrontati e risolti con
                      sicura decisione; difficoltà logistiche, come oggi si dice, abilmente superate e
                      ciò nonostante le gravi imperfezioni e le molte manchevolezze dello strumen-
                      to di cui il generale disponeva.
                         Vediamo.
                         Conquistata la Sicilia, Garibaldi si propone di passare nel continente, ma,
                      al di là dello stretto, fanno buona guardia i cannoni dei forti e vegliano, spo-
                      standosi continuamente, le truppe borboniche. Sul mare incrocia la squadra,
                      seppure non sempre attenta e, forse, in parte infedele.
                         Dove costituire una base di partenza? Ed ecco la felice scelta della punta del
                      Faro che, mentre gli consente di raccogliere, e quasi di isolare, la sua piccola ar-
                      mata, che gli preme inquadrare e organizzare per le prove future, è un vero
                      ponte di abbordaggio proteso verso la costa calabra e da ogni parte veduto, os-
                      servato, sorvegliato. Poiché conviene a Garibaldi che i borbonici distolgano lo
                      sguardo dal punto o dai punti in cui ha già stabilito di prender terra egli, con
                      ogni mezzo, procura di indurre il nemico nella persuasione che si prepari un
                      altro sbarco, come quello di Marsala, nei pressi di Napoli. Dio toglie di senno
                      chi vuol perdere e, alla corte di Re Francesco, poco ci si preoccupa della costa
                      calabra minacciata da vicino e molto, invece, si teme per la capitale.
                         Dove sbarcare? Su qual punto dirigere l’avanguardia che dovrà costituire
                      la «testa di ponte» al di là dello stretto? Presso Reggio munita o presso Scilla?
                      Tentativi di sbarco sono effettuati, qua e là, da piccoli contingenti. Se essi
                      giungeranno all’approdo, tanto meglio, chè subito saranno seguiti dai grossi,
                      ma egli, nel segreto del cuore, ha già determinato di gettarsi verso Mèlito, a
                      levante di capo dell’Armi, dove meno vigile sarà il nemico e più probabili la
                      sorpresa e il successo.
                         Giunto finalmente sulla costa della Calabria, la rapidità diventa condizio-
                      ne essenziale per la riuscita delle operazioni. Se a punta del Faro non gli im-
                      portava troppo l’attendere, chè il tempo era suo alleato, ora ogni indugio è
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