Page 255 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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DALLO STRETTO AL VOLTURNO 253
per avere il dominio delle due sponde del fiume in vista delle operazioni fu-
ture, era intendimento lodevole e agevole pareva la conquista del borgo, dif-
ficile sicuramente doveva apparire il conservarla. Fu, insomma, errata valuta-
zione dei mezzi occorrenti, dovuta, forse, all’eccessiva fiducia e all’ottimismo
ormai consueto in chi, per effetto delle molte vittorie, in poco conto teneva
le difficoltà quando mirava a uno scopo. Ad ogni modo, imprudenza od er-
rore, Garibaldi definì deplorevole sacrificio l’olocausto dei prodi che, ricacciati
da Caiazzo, trovarono la morte nelle vie del paese e nelle acque del Volturno.
Una sicura previsione dell’avvenire, un assennato esame della situazione e
la dolorosa esperienza di quanto era accaduto durante la sua assenza, conten-
nero i disegni di Garibaldi entro i modesti limiti delle sue possibilità, anche
quando tutte le sue forze furono concentrate sulla sinistra del Volturno, co-
sicché non pensò di cercare la vittoria sulla destra del fiume e, tanto meno, di
espugnare la fortezza di Capua.
D’altro canto, tutto faceva ritenere che fossero i borbonici a voler intra-
prendere una grande operazione per vendicare, a un tempo, i rovesci patiti e
spalancare la via della capitale a Francesco II.
Ora il mandare a vuoto siffatto intendimento, rintuzzare qualsiasi tentati-
vo di passare sulla riva sinistra, date le forze disponibili e la loro reale efficien-
za, poteva considerarsi già molto per Garibaldi. Ecco perché il 22 settembre,
a S. Angelo, il generale impartiva le note disposizioni per una stretta difensi-
va, fin d’allora intuendo - e mettendo in piena luce - tutta l’importanza di
Maddaloni «chiave della posizione».
Militarmente impeccabile fu lo schieramento assunto dai volontari - linea
di caposaldi opportunamente rafforzati con lavori campali; tre linee: grossi
coperti da avamposti, corpi di prima linea, corpi di osservazione - sistema di
sicurezza articolato e possente, che escludeva la possibilità di sorprese e, alle
irruzioni del nemico, poteva opporre resistenze successive di sempre maggio-
re entità.
Certo è che il combattimento del 1° ottobre, ricacciando l’esercito borbo-
nico sulle posizioni da cui si era mosso, impedì che fosse annullata la grande
impresa, quasi miracolosamente compiuta a prezzo di inestimabili sacrifici, e
che, d’un colpo, crollasse il glorioso edificio che Cavour, nel misterioso silen-
zio del suo gabinetto in Torino, aveva saputo costruire, a dispetto della diffi-
denza e dell’ostilità di quasi tutte le potenze d’Europa.
Militarmente parlando, nulla toglie al merito di Garibaldi la considerazio-

