Page 251 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 249








                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    249




                      sesso il 1° reggimento fanteria Savoia e il 4° granatieri.
                         La resa di Capua con 57000 uomini e 290 bocche da fuoco dette modo e
                      occasione al generale Della Rocca di esprimere a Garibaldi il suo compiaci-
                      mento per la condotta delle camicie rosse, ma si trattava di manifestazioni
                      platoniche e di doverose constatazioni. Nell’ordine del giorno diretto al suo
                      V Corpo, egli diceva ai suoi uomini: «Vi siete, per la prima volta, trovati al
                      fianco dell’Armata sorella, che dopo aver destato l’universale ammirazione,
                      sta ora, quale insormontabile barriera fra il doloroso passato di questo Regno
                      e il suo glorioso avvenire».
                         Condotta a termine la mirabile impresa, compiuta la straordinaria missio-
                      ne, Giuseppe Garibaldi si accingeva a ritornare nel lontano romitaggio in co-
                      spetto al suo mare sonante.
                         Il 31 di ottobre presentò alla fedele legione ungherese la bandiera, che le
                      donne napoletane avevano intessuto per i fieri Magiari venuti a dar la vita per
                      una causa che non era la loro, e il 4 di novembre appuntò, sul petto dei Mil-
                      le di Marsala, di Calatafimi e di Milazzo, la medaglia che la città di Palermo
                      aveva decretato in loro onore.
                         Infine il 6, sulla piazza di Caserta, passò in rassegna le belle legioni, pitto-
                      resca accolta di guerrieri nelle assise più diverse - camicie rosse e pantaloni gri-
                      gio-azzurri, semplici abiti civili contrassegnati soltanto da un numero, da un
                      distintivo, da un fazzoletto, costumi siciliani e calabresi, uniformi che rasso-
                      migliavano a quelle dei regolari, berretti, chepì, cappelli da bersagliere, cap-
                      pelli calabresi - moltitudine di prodi che avevano disfatto una delle armate
                      più pregiate in quel tempo, abbattuto un trono secolare, realizzato, in un so-
                      lo anelito di fede e di entusiasmo, l’unione del Mezzogiorno col Settentrione.
                      Il condottiero, montando un impetuoso cavallo, passò dinanzi alle schiere -
                      indimenticabile visione - vestendo il caratteristico costume ch’era famoso in
                      tutto il mondo: cappello piumato a larghe falde, camicia rossa listata di ver-
                      de, pantaloni grigi in alti stivali, mantello bianco svolazzante.
                         Il giorno successivo, sotto una pioggia scrosciante e fra le deliranti accla-
                      mazioni del popolo napoletano, ch’ebbe la grande ventura di vedere insieme
                      i due uomini più rappresentativi della nostra rinascita, Garibaldi accompagnò
                      il Re nel suo ingresso solenne nella capitale, fino alla Reggia e poi al Duomo.
                      Sedeva nella carrozza reale, che scortavano a cavallo i generali Türr e Della
                      Rocca, alla sinistra del Sovrano, avendo di fronte i due prodittatori. Fu quel-
                      la l’ultima volta che il popolo vide il condottiero per le vie di Napoli.
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