Page 247 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    245




                      ro, Garibaldi. Presente là dove la sorte pareva contraria, fu l’animatore e l’in-
                      citatore possente: con lo sguardo, con la parola, con la stessa presenza.
                         Nessuno degli uomini di Medici potè dubitare del successo quando a S.
                      Iorio lo videro, fermo nel suo grande mantello, colla sciabola inguainata sul-
                      la spalla come egli usava, osservare impassibile il progredire dei nemici. E pro-
                      prio quando i borbonici ottenevano i primi rapidi successi in cospetto di
                      Francesco II, venuto sul campo, insieme coi conti di Trapani e di Caserta, per
                      assistere alla disfatta del «Filibustiere» che gli aveva tolto il Regno e ora mi-
                      nacciava di strappargli la corona, e i volontari arretravano e la battaglia assu-
                      meva quell’aspetto caotico che pareva preludere al disordine, al ripiegamen-
                      to, alla ritirata, egli diffuse nelle file dei suoi la ferma certezza della vittoria
                      immancabile.
                         Con la battaglia del Volturno, l’opera di Garibaldi per la conquista del Re-
                      gno di Napoli può considerarsi chiusa.
                         Ma se il combattimento del 1° ottobre aveva costretto i borbonici a ritor-
                      nare sulle posizioni da cui erano partiti, senza aver raggiunto gli obiettivi che
                      si erano proposti, l’esercito di Francesco II non poteva dirsi distrutto.
                         Sebbene le perdite fossero state notevoli e crescesse quotidianamente la di-
                      sgregazione morale, conseguenza dei molti insuccessi e della propaganda ri-
                      voluzionaria, il Re di Napoli disponeva ancora di circa 40.000 uomini e ciò
                      che più importava per la sua causa, la reazione si affermava negli Abruzzi, do-
                      ve gli elementi borbonici aizzavano il popolo contro la rivoluzione.
                         Per contro, l’esercito di Garibaldi andava perdendo, giorno per giorno, la
                      sua bella efficienza guerriera e il male, arrestato un istante dalla battaglia del
                      Volturno, riprendeva subito dopo con sintomi palesi.
                         Degli eserciti volontari, anche il garibaldino aveva i pregi e i difetti. Se
                      quelle legioni avevano iniziato e condotto a termine una impresa, che sem-
                      brava folle sogno di un esaltato, non avrebbero potuto, dopo il 1° ottobre, in-
                      vestire le fortezze, procedere a lunghi assedi, durare in una snervante campa-
                      gna di guerriglia, di sacrifici, di disagi, di sopportazione, senza le belle fiam-
                      mate eroiche e gli impeti travolgenti, che avevano alimentato il fuoco del lo-
                      ro entusiasmo dallo sbarco di Marsala fino alle dure giornate di S. Maria e di
                      S. Angelo.
                         L’armata garibaldina si era molto accresciuta lungo la strada, ma il nume-
                      ro aveva influito dannosamente sulla coesione. Anzitutto non sempre i più
                      degni s’accodano al carro del trionfo. Inoltre le varie provenienze dei volon-
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