Page 244 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   cola, venne a urtare contro il battaglione Ferracini, in posizione a Grottole e
                   all’Annunziata, e facilmente lo respinse sulla Brigata Sacchi dislocata a S.
                   Leucio.
                      Nel frattempo anche il Bronzetti era attaccato da forze superiori a Castel-
                   morrone e fieramente si  difendeva. Urgevano rinforzi e fu inviato a quella
                   volta lo stesso battaglione Ferracini riordinato alla meglio. Purtroppo inade-
                   guati erano quei soccorsi e giungevano troppo tardi.
                      Non più di 250 uomini erano col Bronzetti e la sua situazione divenne
                   presto disperata. Alla fine, dopo aver resistito colle unghie e coi denti, addos-
                   sato alle mura di un vecchio castello e di una piccola chiesa poco distante dal
                   maniero, preferì morire colla maggior parte dei suoi, anziché innalzare il cen-
                   cio bianco della resa, mirabile esempio di ciò che possa il valore esaltato dal-
                   l’amore di patria.
                      Così, debellata la resistenza di Ferracini, distrutto il Bronzetti e, successi-
                   vamente, sbaragliati i volontari del Bossi, accorso a Castelmorrone, quando
                   tutto era perduto, la colonna Perrone, pur ignorando completamente quan-
                   to, contemporaneamente, accadeva sulla destra e sulla sinistra, continuò la
                   marcia verso Caserta Vecchia.
                      Castelmorrone fu chiamato da Garibaldi «Le Termopili italiane» ed ebbe
                   il suo glorioso soldato, ma non meno importanti ai fini della difesa erano le
                   posizioni dell’ala destra, affidate da Garibaldi al provato valore di Bixio con
                   solenni ammonimenti.
                      Che, infatti, se il von Mechel fosse riuscito a penetrare fino a Maddaloni,
                   tutte le prove di tenacia, di devozione e di valore date in quella giornata sa-
                   rebbero state vane e inutile il sangue copiosamente versato davanti a Capua e
                   da monte Tifata a monte Virgo; l’intero schieramento garibaldino sarebbe
                   stato colpito sul rovescio e la via di Napoli aperta alle irruzioni nemiche. Ma
                   Nino Bixio non era uomo da cedere il passo.
                      Doveva il von Mechel, come accennammo, con 7000 uomini, in gran par-
                   te Bavaresi, e con 3 batterie, portarsi a Dugenta e di là puntare sui ponti del-
                   la Valle e su Maddaloni.
                      Passato, nei giorni precedenti, il Volturno, e per S. Erasmo portatosi a Du-
                   genta, marciando su tre colonne, si diresse verso gli obiettivi indicatigli.
                      Così, nel mattino del 1° ottobre, incontrava gli avamposti della Brigata
                   Eberhardt sulle alture del Molino e dell’Acquedotto e, vigorosamente attac-
                   candoli, non soltanto costrinse i garibaldini a lasciare le posizioni su cui sta-
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