Page 294 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
P. 294

294                                          Il RegIo eseRcIto e I suoI aRchIvI


            «sezioni», articolazioni dell’ufficio, nel numero «giudicato più conveniente pel
            pronto disbrigo del carteggio». Se ogni ufficio poteva avere un proprio archivio
            corrente («le carte dell’anno in corso»), per ciascun servizio era invece previsto
            un unico archivio di deposito (archivio «generale»).
               Le responsabilità archivistiche erano attribuite al «capo servizio» e al «capo
            ufficio». Con la prima figura si intendeva l’autorità cui era affidata la «superiore
            direzione e (…) la firma del carteggio», come, ad esempio, il comandante gene-
            rale del Corpo di Stato maggiore, i comandanti generali di corpo dell’Esercito e
            delle divisioni militari, i comandanti delle brigate di Fanteria e di Cavalleria, i
            comandanti territoriali d’Artiglieria e del Genio, i presidenti di comitati, i diret-
            tori degli ospedali, degli opifici, dei magazzini e degli stabilimenti militari, i capi
            degli  uffici  d’intendenza  militare  e  il  direttore  dell’ufficio  di  revisione  per  la
                              6
            contabilità dei corpi . Il capo ufficio era l’ufficiale o l’impiegato dipendente dal
            capo servizio, preposto da questo, o incaricato per disposizione superiore, della
            direzione speciale del carteggio o di una sua parte. Vi rientravano i capi di Stato
            maggiore dei comandi di corpo dell’Esercito o di divisione militare, i membri dei
            comitati incaricati di reggere un ufficio, il relatore e l’aiutante maggiore in 1ª dei
            corpi e distretti militari, l’ufficiale superiore o vicedirettore e il relatore delle
            direzioni d’Artiglieria e del Genio.
               Il carteggio poteva essere «ordinario» o «riservato». La lavorazione del primo
            spettava agli ufficiali o agli impiegati addetti alle sezioni, sotto la direzione del
            capo  ufficio. A  quest’ultimo, invece, competeva la  cura  del  secondo  che,  pur
            rimanendo la sua personale responsabilità, poteva delegare ai sottoposti in pre-
            senza di un numero considerevole di affari di natura riservata.
               Le tipologie dei documenti che, generalmente, formavano il carteggio erano
            la lettera, denominata «circolare» nel caso in cui fosse indirizzata a più persone
            o uffici; il telegramma, da usare esclusivamente per divulgare ordini e disposi-
            zioni «il cui ritardo ad essere conosciuti o comunicati [poteva] riuscire dannoso
            al  servizio»;  l’ordine  di  servizio ;  gli  stati  e  gli  specchi  periodici;  l’elenco  di
                                          7



               il caso di un reggimento distaccato dalla sua sede («deposito»).
            6   I dirigenti di servizi che non producevano molto carteggio (i capi del servizio d’intendenza
               militare di presidio, i direttori dei magazzini di sussistenze, i comandanti di distaccamento,
               i medici capi e direttori, ecc.) erano, al contempo, capi servizio e capi ufficio.
            7
               L’ordine era il modo con cui il «superiore comunicava la sua volontà all’inferiore», era
               «categorico [e] assegna[va] compiti specifici nello spazio e nel tempo e fissa[va] modalità
               d’esecuz.[ione]». Cfr., rispettivamente, Ministero della Guerra, Regolamento di servizio
               in guerra, Parte I. Servizio delle truppe (6 marzo 1892), Roma, Voghera Enrico, tipografo
               editore del Giornale militare, 1892, in part. ordini e r. laMbert, Ricordi logistici e tattici.
               Manuale per l’ufficiale delle varie armi in guerra e alle manovre, Firenze, Tipografia Bar-
   289   290   291   292   293   294   295   296   297   298   299