Page 103 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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palla, la cui corsa non cessava nel punto morto inferiore l’allevamento, rozzo l’artigianato ed embrionale l’indu-
ma all’impatto col bersaglio! Quanto maggiore ne fosse stria, tra lo stupore dei visitatori uno strano congegno,
stata la potenza tanto maggiore ne sarebbe stata l’utilità, se rumoroso e puzzolente, costruito da un gracile prete e
così si può dire. L’incremento del calibro – a lungo inteso da un maturo ingegnere, venne fatto girare. Azzeccata
come peso e non come diametro della palla – iniziò subito. parve a tutti la definizione di motore a scoppio: quanto
Con altrettanta rapidità, tuttavia, si constatò che la corsa agli impieghi concreti non se immaginavano affatto, no-
al gigantismo creava insormontabili problemi sia di costru- nostante i suoi 20 hp, potenza mostruosa per l’epoca se
zione che di trasporto e impiego delle bocche da fuoco, ottenuta senza caldaie, carboniere, rabbocchi d’acqua
suggerendo perciò, più sensatamente, di disporne in un e fochisti! Un motore ideale per l’autotrazione, di cui
numero maggiore di più piccole ma dalla cadenza di tiro però più che altro si fantasticava, osservando i suoi pri-
più frequente. Proprio quest’ultimo dettaglio, incentivò la mi incerti passi, che impedivano anche ai più ottimisti
costruzione di artiglierie con molte canne affiancate dette di immaginare quanto imminente fosse l’avvento della
organi, per la somiglianza col noto strumento, invenzio- carrozza senza cavalli né, meno che mai, quali e quante
ne ascritta con italica sufficienza a Leonardo . In realtà il stravolgenti conseguenze avrebbe provocato nella so-
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grande artista si limitò a disegnarli magistralmente, sia in cietà! Quanto poi alla propulsione aerea non rientrava
linea singola che nella variante rotante: e se nel primo si neppure nelle più sbizzarrite fantasie! Quel motore non
ravvisa il progenitore del motore termico con i cilindri in funzionava a benzina ma a gas e, per la verità, non serviva
linea, nel secondo rotante la premessa del motore con i a null’altro che a confermare la sua fattibilità concreta.
cilindri a V, in particolare divergenti di 120°. Fin dal 1851 tra i due studiosi c’era stato un solido rap-
Al di là dell’ovvio impiego bellico i fisici, sin dagli albo- porto di amicizia. Le prime sperimentazioni furono com-
ri dell’età moderna, come ricordato, ravvisarono agevol- piute con un cilindro in ghisa munito di stantuffo e di
mente le potenzialità motrici del cannone e la macchina valvole. Questo permise di studiare gli effetti del miscu-
azionata dal vapore di Denis Papin, contribuì paradossal- glio detonante di ossigeno e idrogeno, aria e idrogeno,
mente a rinviare a tempo indeterminato l’elaborazione di aria e gas. Le varie esperienze servirono a comprendere
un razionale motore a combustione interna. Fu solo grazie il problema dell’espulsione dei gas di scarico prodotti
a un vero atto di fede, e non a caso a compierlo fu un reli- dalla combustione. All’inizio l’accensione della miscela
gioso, che alla fine quella spasmodica ricerca ebbe un esito avveniva con una piccola fiammella, poi questa soluzione
positivo. Nel 1854 il matematico padre Barsanti e il fisico fu abbandonata a favore della scintilla elettrica. Da tali
Matteucci costruirono e brevettarono il primo concreto esperimenti dedussero che la forza prodotta dalla rapi-
motore a combustione interna. da combustione dava una forte spinta allo stantuffo, che
non arrivava tuttavia alla fine della corsa soltanto in due
MOTORE A SCOPPIO casi: con una carica di gas molto elevata oppure quando
lo stantuffo era il più possibile libero durante la corsa di
andata. Altra sorpresa per i due fisici italiani fu allorché
La macchina a combustione interna notarono che quando lo stantuffo arrivava a “fine cor-
sa” ritornava poi spontaneamente e velocemente indie-
Forse non fu un caso che quando, nel settembre del 1861, tro. Attribuirono la cosa alla condensazione dei gas che
il neonato Regno d’Italia volle celebrare con l’Esposizione producevano un vuoto e conclusero che era la pressione
Nazionale di Firenze le sue ambizioni produttive palesò, atmosferica a far tornare indietro il pistone .
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piuttosto, le sue arretratezze, con un’unica straordinaria Nel 1853, dopo alcuni importanti successi, i due ita-
eccezione. Se, infatti, risultò arcaica l’agricoltura, asfittico liani, a tutela della loro invenzione, decisero di deposi-
tare un plico sigillato presso l’Accademia dei Georgofili,
contenente un rapporto su alcuni nuovi esperimenti dei
2 Circa le presunte invenzioni leonardesche cfr. F. Russo, Leonardo signori Barsanti e Matteucci, il quale descriveva detta-
inventore? L’equivoco di un testimone del passato scambiato per un
profeta del futuro, Napoli 2008. Circa l’invenzione dell’organo ro-
tante cfr. pp. 374-378.
3 Per una breve sintesi sull’invenzione del motore a scoppio, cfr.
Nella pagina a fianco: Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, fol. 157 A. nepi, Storia e dati salienti sul Motore a scoppio, in Trento Blog,
r, raffigurazione di un’arma multicanna detta organo. 8.10 2016
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