Page 119 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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fu ben lontano dal riuscire a creare quella classe di funzionari
istruiti, latinizzati, che avrebbe voluto lasciare in eredità ai pro-
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pri successori. Il compito era troppo pesante e troppo vasto.
In ultima analisi Carlomagno
non riuscì a rendere omogenee le differenze materiali e in-
tellettuali dei vari popoli soggetti al suo dominio. Come non
riuscì a creare una burocrazia forte di una forza propria e
non alla mercé delle mutevoli situazioni della corte. Una bu-
rocrazia è certo che venne creata, ma si trattò di una buro-
crazia di tipo speciale, di una burocrazia patriarcale. Una
burocrazia del genere non ha una forza sua ma condivide in
genere il destino della famiglia regnante e si regge principal-
mente sulla capacità del sovrano. Se questo cade, cade anche
lo Stato. Ma creare un qualcosa del genere in grado di durare
era al di là delle possibilità anche di un Carlomagno. 29
Per l’incredibile ripetersi della già singolare circostanza
che aveva visto Carlomagno unico erede dell’intero regno,
la prematura scomparsa di due dei suoi legittimi eredi,
all’indomani della sua morte avvenuta ad Aquisgrana il 28
gennaio dell’814, consentì all’Impero di passare nella sua
interezza, tranquillamente, al figlio trentaseienne Ludovi-
co (778-840). Anche sotto il profilo militare, il nuovo so-
vrano sembrò per i primi tempi un mero prosecutore della le trame della madre tendente a garantirgli la maggior quo-
concezione paterna. Una minaccia inedita, tuttavia, rapida- ta ereditaria possibile determinarono la formazione di due
mente andava prendendo consistenza: quella degli uomini fazioni, con la conseguente rovinosa contesa fra padre e
del Nord, aggressivi predoni che agivano lungo due oppo- figli e fra fratelli che finì per sconvolgere l’intero Impero.
ste direttrici, ossia verso la Francia e verso la Russia. Per Dopo la morte di Ludovico e dopo una serie di battaglie,
contro la coesione all’interno dell’Impero, nonostante i di- con il Trattato di Verdun dell’843, l’Impero finì diviso in
sperati sforzi di Ludovico per garantire legalità e sicurezza, tre unità distinte, ciascuna retta da un re di pari dignità:
prese rapidamente a dissolversi. A partire dall’817 inizia- fu quella l’origine della Germania, della Francia e dell’I-
rono a manifestarsi le prime discordie, innescate dalla mai talia. L’Impero, nell’arco di meno di un secolo e mezzo,
risolta questione della successione ereditaria: la soluzione era già scomparso e le incursioni vichinghe infersero i
da lui escogitata di favorire il primogenito dei suoi tre figli colpi decisivi alla sua disgregazione. Le scorrerie di anno
non incontrò, ovviamente, il gradimento degli altri due. La in anno divennero più violente e devastanti spingendosi
nascita dal suo secondo matrimonio di un altro maschio e sempre più verso l’interno e dimostrandosi imbattibili.
A quell’epoca il regno, già longobardo, si riduceva
28 Ivi, pp. 77-78. alla parte settentrionale e centrale della Penisola, a ec-
29 G. SEELIGER, Legislazione e governo di Carlomagno, in Storia del Mon- cezione di Venezia sempre bizantina. Da quel momento
do Medievale..., cit., vol. II, p. 455. subì per oltre
Nelle pagine precedenti: L’incoronazione di Carlo Magno, Friedrich
Kaulbach, 1861. un secolo, il più tempestoso destino. Più Case si disputaro-
Nella pagina a fianco: L’incoronazione di Carlo Magno (part.), Raffa- no la corona: i duchi di Spoleto e, soprattutto, i signori di
ello Sanzio (1516-17), Stanza dell’Incendio di Borgo, Palazzi Pontifici, quei colli delle Alpi donde era così facile e allettante piom-
Vaticano.
In alto a destra: Ludovico I detto il Pio, opera di Jean-Joseph Dassy, bare sulla pianura: marchesi del Friuli o d’Ivrea […]. Molti
Reggia di Versailles, 1837. di quei pretendenti si fecero, inoltre, consacrare dal papa
parte terza - cavalli e cavalleria 11 5

